Page 42 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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In alto: combattimento navale con l’impiego della mazza fionda. o meno analoga a quella impressa da un arco. Ma, a differenza di
Sopra: ricostruzione grafica della kestrosphendone, l’arma da lancio questo, non era fornita dalla cessione di energia potenziale elastica
individuale utilizzata per la prima volta dall’esercito romano nella accumulata durante la messa in tensione precedente, ma di energia
battaglia di Pidna (168 a.C.). La cuspide (A) del dardo del kestros cinetica prodotta dalla velocità di rotazione.
era in realtà una cuspide di giavellotto, quindi più lunga e più pe- Nella pagina a fianco, a destra: la tecnica di lancio. La cuspide del
sante con un alloggiamento per l’asta a gorbia, leggermente conico dardo era inserità in un’apposita tasca di cuoio, fissata alla corda
e spaccato per favorirne l’incasto. La gorbia (B) bloccava l’asta in corta (A) e alla breve corda di raccordo (B). Questa, a sua volta,
essa infilata mediante un ribattino, spesso di rame e quasi sempre andava ad unirsi alla corda lunga (A) mediante una sorta di cappio,
passante, in rari casi solo penetrante. L’innesto doveva assicurare il in cui era inserita la corda del dardo, che veniva perciò trascinato
perfetto allineamento tra la cuspide e l'asta e doveva risultare più nella rotazione. La corda (A) esattamente come nella fionda pasto-
robusto che in un normale dardo per sopportare la sollecitazione rale, era quella che, al momento del lancio, dopo la rotazione, ve-
laterale impressa dalla rotazione. Gli impennaggi (C) erano costitu- niva lasciata dal tiratore, facendo perciò aprire la fionda e partire il
iti da tre alette sottili di legno, collocate in posizione più avanzata dardo per la sua tangente. La corda lunga (C), diversamente dalla
rispetto alla coda dell’asta per meglio bilanciare la preponderanza fionda, non terminava fissata alla tasca, ma a un anello o a un cappio
della cuspide dell'arma durante il suo volo. nel quale si inseriva la coda del dardo fino all’impennaggio. Al mo-
Nella pagina a fianco, a sinistra: la rotazione che la fionda impartiva mento del lancio, restava nella mano del tiratore, imprimendo così
al dardo serviva a imprimergli una sufficiente velocità iniziale, più l’ultima spinta allo stesso.
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