Page 37 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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che le entrate. Cosicché ac-
condiscese alla richiesta e i
Visigoti furono traghettati
al di qua del fiume.
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Non si trattò ovviamente
di una solidarietà disinteres-
sata, ma della consapevolez-
za che la frontiera sarebbe
stata comunque sfondata,
a onta delle sue poderose
fortificazioni, sotto l’urto di
una popolazione disperata e
priva di alternative. In tale
evenienza, per giunta, la vio-
lazione avrebbe acquisito le
connotazioni di un’invasione
di improbo contrasto e con-
tenimento. Pertanto, fatta
salva ufficialmente la sovra-
nità territoriale, si dovette
consentire l’ingresso alla
marea di “profughi” nel 370,
giusto un secolo dopo l’ere-
zione delle Mura Aureliane.
I precedenti del resto non mancavano. scarsamente civilizzata e caratterialmente propensa alle raz-
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Tuttavia il modo con cui zie non si dimostrò né pacifico né controllabile. Già nel 378 i
contrasti degenerarono in aperte ribellioni che innescarono
l’operazione fu condotta non riuscì a neutralizzare i pericoli uno stillicidio di provocazioni militari culminate nella batta-
che l’inserimento degli immigrati goti comportava. Le tribù glia di Adrianopoli, nella quale la cavalleria pesante barbara
non furono disperse con sufficiente prontezza e, insieme, sbaragliò le forze imperiali. Questa sconfitta dal significato
mancarono rifornimenti adeguati; intanto il comes e il dux inequivocabile sancì, sotto il profilo polemologico, l’afferma-
locali approfittarono della situazione e presero a barattare zione della cavalleria, resa temibile dall’adozione delle staffe,
rifornimenti alimentari, valutati a prezzi esorbitanti, con i unico retaggio positivo degli Unni , con tutti i valori a essa
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bambini delle famiglie gote, per farne degli schiavi. In que- connessi. Sancì, soprattutto, l’avvio delle invasioni barbari-
sto stato di cose nacquero dei disordini e, approfittando della che, tra le quali celebre quella degli Unni di Attila; collas-
confusione anche gli ostrogoti riuscirono a passare il Danu- sata ogni difesa organica, esse si protrassero praticamente
bio. Le tribù gote passate nei territori dell’Impero ora rac- senza soluzione di continuità per diversi secoli, provocando
coglievano, secondo alcuni, un totale di 200.000 individui. conseguenze devastanti nel quadro di una vistosa involuzio-
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ne della civiltà. Quanto ai Goti, presa coscienza della pro-
Come facilmente prevedibile, l'insediamento di un’orda
(il cui etimo mongolo significa appunto “accampamento”)
10 R.J. FORBES, L’uomo fa il mondo, Einaudi, Torino 1970, p. 126.
7 A.H.M. JONES, Il tramonto del mondo antico, Laterza, Bari 1972, pp. Nella pagina a fianco: scena della Colonna Traiana che mostra legionari
99-100. E ancora E. GIBBON, Storia della decadenza e caduta dell’Impero romani intenti alla mietitura.
romano, Einaudi, Torino 1967, vol. II, pp. 954-972. In alto a destra: orde unne a cavallo sbaragliano l’estrema resistenza
8 E. DEMOUGEOT, De l’unitè à la division de l’empire romain 395-410, legionaria, in una veduta d’artista.
Maisonneuve, Paris, 1951, p. 497. Nelle pagine seguenti: scorcio delle mura aureliane presso Porta San
9 JONES, Il tramonto del mondo antico cit., Bari 1972, p. 100. Sebastiano.
parte prima - la fine del mondo antico 33

