Page 203 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940) 203
za alla fatica di capi e gregari, e non da ultimo di una perfetta conoscenza del territorio.
Uomini provenienti dalla fedele colonia Eritrea, dalla Somalia, dalla Libia, dai paesi che si
affacciavano sul Mar Rosso, ma anche dalla stessa Etiopia, sostituirono progressivamente le
truppe nazionali, riportate in larga parte in patria sia per far credere all’opinione pubblica
che la guerra era finita, sia per far sì che non fossero gli italiani a fare il lavoro più sporco.
Gli ufficiali poi, almeno i più alti in grado, avevano alle spalle l’esperienza della Prima
Guerra Mondiale e soprattutto quella fondamentale della Libia che sfruttarono al meglio,
senza troppi scrupoli, affiancando all’uomo la macchina e soprattutto la macchina volante.
In Etiopia, più ancora che in Libia, l’aviazione fece la differenza: in un territorio così vasto,
solcato da fiumi, con foreste inaccessibili e gole profonde, privo di una vera rete stradale e
non urbanizzato, i velivoli della Regia Aeronautica furono spesso decisivi, non solo e non
tanto nell’attacco al suolo, ma anche e soprattutto in funzioni di supporto, dal trasporto,
alla ricognizione alla sorveglianza degli itinerari. Si può infatti affermare che il concetto di
“interforze”, tanto utilizzato oggi, per quanto riguarda l’Italia fu messo in pratica in Libia e
diede in Etiopia i risultati migliori.
Furono quattro anni di continui scontri, anni in cui il Regio Esercito non esitò ad
utilizzare tutte le risorse a propria disposizione, in una successione di cicli operativi che
videro una progressiva riduzione dell’attività della guerriglia, ma prima che questa potesse
essere fiaccata del tutto e ridotta alle dimensioni di un fenomeno endemico, non diverso
dal brigantaggio, arrivò un nuovo conflitto mondiale a rimescolare le carte e a vanificare gli
sforzi fatti sino ad allora. L’Etiopia venne persa non meno rapidamente di come era stata
conquistata e del sogno imperiale fascista non rimasero che rovine.