Page 200 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 200
200 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
eccezione di quello di Nocra. Il trasferimento verso di questo dei prigionieri doveva avveni-
re con il nulla osta delle autorità sanitarie , dopo averne precisato il numero specificando
616
i malati e i feriti. Al riguardo veniva raccomandato di curare con particolare attenzione la
scelta degli individui da trasferire, per evitare decessi o incidenti durante il viaggio . Su
617
questo punto si sarebbe soffermato anche il generale Gabba, sottolineando il fatto che i pri-
gionieri potevano inviati a Nocra soltanto quando fossero completamente guariti, e quelli
affetti da malattie infettive solo al termine del periodo di quarantena . Il problema della
618
salute dei prigionieri, a dispetto di tutto ciò di negativo che è stato scritto sui campi italiani,
era stato sempre all’attenzione dei comandi. A questo proposito sono significative le diret-
tive sanitarie per i campi destinati alla detenzione dei prigionieri di guerra: tutti dovevano
essere “bonificati, vaccinati contro il vaiolo e sottoposti a rigorosa osservazione sanitaria”, i
capelli e le barbe rasati per evitare parassiti, gli indumenti disinfettati con vapore, riportan-
do poi queste pratiche su schede individuali .
619
Un altro problema era che le carceri, ereditate dal governo negussita, erano ben lon-
tane dagli standard occidentali: baracche in lamiera fatiscenti dove al vitto dei detenuti
provvedeva nel migliore dei casi la popolazione . Anche per questo motivo poco dopo
620
la fondazione dell’impero si era pensato di trasferire i reclusi in campi di concentramento,
come quello organizzato sulle isole Dalach , la cui gestione logistica non doveva essere
621
delle più facili.
Prima di lasciare l’impero, lo stesso Graziani volendo calmare gli animi, aveva sfollato
il campo di Danane, in Somalia, liberando oltre a preti e monaci anche gente comune, per
un totale di 453 persone. Il viceré aveva esaminato la posizione dei singoli detenuti, con-
fermando i provvedimenti già presi nel caso di reati contro il patrimonio e le persone, degli
indovini e dei cantastorie e di coloro che erano condannati perché simpatizzanti con i capi
ribelli. Con i monaci di Debra Libanos, per i quali non ci sarebbe stata alcuna clemenza,
i prigionieri di Danane erano 1.300. Dopo l’attentato al viceré, c’erano stati molti arresti,
anche per semplici sospetti di contiguità con gli attentatori, e in funzione della gravità del
reato non pochi degli arrestati erano stati inviati al confino in Italia . Per i giovani, ritenuti
622
616 Direzione di Sanità di Corpo d’Armata per lo sgombero dei campi di Corpo d’Armata, del capo grup-
po ospedaliero competente per lo sgombero dai campi d’intendenza di Macallé e di Adua, del dirigen-
te il servizio sanitario del campo per i campi di transito di Adi Caieh e di Adi Ugri.
617 Tel. n. 07307 del 4 aprile 1936, AUSSME, Fondo D-5, busta 159.
618 Tel. n. 07846 del 5 aprile 1936, AUSSME, Fondo D-5, busta 159.
619 Direttive sanitarie per i campi prigionieri di guerra, tel. n. 06764 del 25 marzo 1936, AUSSME, Fon-
do D-5, busta 101.
620 Tel. n. 62 del 9 gennaio 1937, AUSSME, Fondo D-6, DS 90.
621 Tel. n. 5763 del 20 maggio 1936, ASMAI, III, busta 5.
622 Si veda anGelo del Boca, 1937-1939: La deportazione degli etiopici in Italia, in “Studi Piacentini”,
n. 35, 2004 e paolo BorruSo, La deportazione etiopica in Italia (1937-1939), Manduria-Bari, La-
caita, 2004. I prigionieri erano stati divisi sulla base della loro pericolosità (Ministero degli Interni,
Direzione generale di Pubblica Sicurezza, Confino Politico, ACS, busta 30, fascicolo 2, elenchi senza
data e luogo).
Capitolo seCondo