Page 131 - L'EROE SENZA NOME - Il Milite Ignoto simbolo del sacrificio
P. 131
Salvatore Orlando Aquileia
Aquileia, la salma designata del Milite Ignoto per la tumulazione
all’Altare della Patria
teneva una mano stretta al cuore, mentre coll’altra strin-
geva nervosamente le guancie. Poi, sollevando in atto
d’invocazione gli occhi verso le navate imponenti, parve
da Dio attendere che Ei designasse una bara come se
dovesse contenere la spoglia del suo figliuolo. Quindi,
volto lo sguardo alle altre mamme, cogli occhi sbarrati,
fissi verso i feretri in uno sguardo intenso, tremante
Raffaele Paolucci in una foto del secondo dopoguerra
d’intima ambascia, incominciò il suo cammino. Così,
trascinandosi a fatica, raccolti l’anima e il cuore nelle
erano le madri e le vedove di guerra, tra le quali si tro- pupille che scrutavan le bare, trattenendo il respiro,
vava Maria Bergamas. Il generale Paolini e l’onorevole giunse di fronte alla penultima, davanti alla quale,
Paolucci la accompagnarono dinanzi i feretri, ove venne oscillando sul corpo che più non la reggeva e lanciando
lasciata sola a compiere il rito seguendo “l’impulso del un acuto grido che si ripercosse nel tempio, chiamando
86
suo spirito” , in un solenne silenzio spezzato solo dai per nome il suo figliuolo si piegò, cadde prostrata e an-
sommessi singhiozzi dei presenti. Inginocchiatasi di simante in ginocchio abbracciando con passione quel
87
fronte l’altare, Maria Bergamas rimase immobile, quasi feretro. Il rito era compiuto” .
a voler raccogliere le forze necessarie per compiere la Secondo la cronaca del tempo, Maria Bergamas ap-
scelta, e le parole più adatte per descrivere quel mo- poggiò lo scialle sulla seconda bara e, dopo essere
mento vengono ancora una volta affidate al tenente To- passata davanti agli altri feretri, non riuscendo più a
gnasso: “Lasciata sola parve per un momento smarrita; proseguire, si accasciò al suolo davanti alla decima
inviato a sostenere l’azione della Brigata “Perugia”. Il reparto comandato dal capitano Baruzzi si spinse molto in profondità oltre le linee nemiche e nei
pressi di Meolo venne accerchiato dagli austriaci e neutralizzato dopo un’accanita resistenza.
La notizia della presunta morte di Baruzzi sollevò una grande impressione sia tra i commilitoni, sia nell’opinione pubblica per la quale l’ufficiale era ormai
diventato un personaggio romanzesco. Nel Bollettino di Guerra del 30 giugno le autorità militari precisarono che, nonostante le ricerche sui luoghi dello
scontro, il corpo di Baruzzi non era stato trovato e che era possibile fosse ferito e prigioniero. Tale comunicato, forse emesso per dare una speranza e
alleviare lo sconforto, si rivelò invece vero; gli austriaci lo trasferirono prima a Lubiana e poi in un campo di prigionia in Austria. Da Lubiana il 26 giugno,
ebbe la possibilità di inviare un messaggio alla famiglia: “Sono illeso. Saluti. Baruzzi”. Giunta a Lugo il 7 luglio, la notizia rimbalzò su tutti i quotidiani.
Baruzzi riuscì a scappare dal campo di prigionia e dopo aver attraversato le Alpi a piedi, verso la fine di luglio comparve alle sentinelle degli avamposti
italiani in ottima salute, armato e in compagnia di una pattuglia di fanti ungheresi che aveva incontrati nel tragitto e fatti prigionieri. Restò in servizio nel-
l’Esercito dopo la conclusione del conflitto, raggiungendo il grado di generale.
86
A. Tognasso, Ignoto Militi, op. cit., p. 140.
87
A. Tognasso, Ignoto Militi, op. cit., p. 114.
127