Page 129 - L'EROE SENZA NOME - Il Milite Ignoto simbolo del sacrificio
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Salvatore Orlando Aquileia
amata, addio mia sorella cara, addio padre mio, se restanti dieci Militi Ignoti riesumati dai campi di bat-
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muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra taglia dalla Commissione . A Gradisca d’Isonzo, in Via
davanti al nostro Carso selvaggio, cercando di rievocare Bergamas 39, esiste ancora la casa dove abitava Maria
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i vostri volti venerati e tanto amati” . e la sua famiglia. Una targa sulla facciata ricorda: “In
“Come aveva sempre sostenuto, si era sacrificato per il questa casa nacque Antonio Bergamas che irradiata la
suo ideale, quello che aveva in ogni occasione cercato giovinezza dell’ideale di Mazzini il XVIII giugno
di infondere nei suoi alunni della scuola triestina di via MCMXVI nel nome santo d’Italia suggellava sul Ci-
Paolo Veronese a Cittavecchia: come sia bello morire mone la sua fede col sangue”.
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per le proprie idee” . Nella basilica di Aquileia era giunto quindi il momento
Maria Bergamas morì a Trieste il 22 dicembre 1953 e della designazione del Caduto Ignoto; quattro decorati
l’anno successivo, il 4 novembre 1954, la sua salma di Medaglia d’Oro al Valor Militare: il generale Paolini,
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venne riesumata e sepolta nel piccolo cimitero di guerra il tenente colonnello Marinetti , l’onorevole Paolucci
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esterno alla basilica di Aquileia, vicino alle tombe dei e il capitano Baruzzi , si diressero verso il settore dove
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Fabio Todero, Morire per la Patria, Gaspari editore, Udine, 2005, p. 148.
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Il Piccolo, 29 ottobre 1921.
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Il “Cimitero degli Eroi” sorge a ridosso della basilica di Aquileia, nel luogo dove vennero raccolti i primi caduti del 1915 sul Carso, grazie all’opera di
don Celso Costantini, prete di Aquileia, che si adoperò in quegli anni per dare una degna sepoltura ai caduti, coinvolgendo nella sua opera Associazioni e
altri comuni d’Italia. I fiori vennero donati dal comune di Concordia Saggitaria, le siepi e i cipressi dal comune di Firenze, su invito dello scrittore Ugo
Ojetti. Ogni sepoltura era identificata da una croce di ferro, ornata da un intreccio di lauro e quercia, donate dall’associazione “Dante Alighieri” per la ce-
rimonia dei defunti del 2 Novembre 1917 e realizzate dallo scultore Alberto Calligaris. La dicitura Dulce et decorum est pro Patria mori (morire per la
Patria è dolce e decoroso) accompagna il nome e i dati del caduto.
Alle spalle dell’abside della basilica, inserito in una nicchia, si trova l’arcosolio, il sarcofago che contiene i feretri dei dieci Militi Ignoti tumulati il 4 no-
vembre 1921, ai piedi del quale è situato il sepolcro di Maria Bergamas. La cornice dell’arco che sovrasta l’arcosolio riporta la frase: “Omnes isti in gene-
rationibus gloriam adepti sunt” (Tutti costoro hanno meritato la gloria delle generazioni).
Maria Bergamas, morì a Trieste il 22 dicembre 1953 e fu qui tumulata il 4 novembre 1954, a cura dell’Associazione Nazionale del Fante, alla presenza del
Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Si dovette attendere il ritorno del capoluogo giuliano all’Italia, il 26 ottobre 1953, per ricongiungere i resti
della donna a quelli che possono essere considerati i suoi “Figli spirituali”. La pietra tombale reca la semplice iscrizione “Maria Bergamas per tutte le
madri. IV novembre MCMLIV”.
Proseguendo la descrizione del cimitero, si trova un’arca romana, la tomba del maggiore Medaglia d’Oro al Valor Militare Giovanni Randaccio, del 77° reg-
gimento di Fanteria “Lupi di Toscana”, amico di Gabriele D’Annunzio, caduto nell’attacco di Fonti del Timavo il 28 maggio 1917, e la tomba del generale
Alessandro Ricordi, comandante della Brigata “Murge”. Andando avanti nel cammino si incontrano sculture quali “Il Sacrificio” di Edmondo Furlan
(1921), raffigurante Gesù Cristo in croce mentre conforta due fanti morenti ai suoi piedi, un’opera che rappresenta “L´Angelo della carità”, di Ettore
Ximenes (1917) che ritrae un soldato morente sostenuto da una figura femminile alata e una scultura in bronzo che raccoglie tutti i nomi dei Caduti del Ci-
mitero degli Eroi. Una lapide posta sul muro della basilica riporta la frase di Gabriele D’Annunzio, pronunciata il 2 novembre 1915 durante la cerimonia
per la ricorrenza dei defunti: “O Aquileia, donna di tristezza, sovrana di dolore, tu serbi le primizie della forza nei tumuli di zolle, all’ombra dei cipressi
pensierosi. Custodisci nell’erba i morti primi: una verginità di sangue sacro e quasi un rifiorire di martirio che rinnovella in te la melodia. La madre chiama
e in te comincia il canto. Nel profondo di te comincia il canto. L’inno comincia degli imperituri quando il divino calice s’ innalza. Trema a tutti i viventi il
cuore in petto. Il sacrificio arde fra l’Alpe e il mare”.
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Giulio Marinetti (Verona, 4 giugno 1877 – Como, 26 luglio 1965). Frequentò il Collegio Militare di Milano (ora Scuola Militare “Teulié”) e successiva-
mente la Regia Accademia per le Armi di Artiglieria e Genio di Torino, nel 1897 venne nominato sottotenente dell’Arma di Artiglieria. Promosso tenente,
venne destinato a un gruppo di artiglieria da costa e inviato in Tripolitania. Rientrato in Italia all’inizio delle ostilità della Prima Guerra Mondiale, si trovò
a operare prima in Cadore, al comando di una batteria d’assedio del 9° reggimento Artiglieria da Fortezza, poi, promosso maggiore, fu trasferito al 39° reg-
gimento Artiglieria da Campagna, impiegato nella primavera del 1916 sull’Altopiano di Asiago, nel corso della Strafexpedition austriaca, dove fu decorato
con una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Passato al 34° reggimento Artiglieria da Campagna, trasferito sul Carso, si meritò una Medaglia di Bronzo
al Valor Militare per i combattimenti sul Debeli del 5 e 6 giugno 1917, nel corso della decima battaglia dell’Isonzo. Promosso tenente colonnello due mesi
dopo, nel giugno del 1918, nel corso della Battaglia del Solstizio, si trova in linea sul Piave, al comando di un gruppo di batterie del suo reggimento. Il
giorno 15, dopo ore di bombardamento sulle linee italiane, reparti d’assalto austriaci varcano il fiume, attaccano le batterie al comando di Marinetti che,
con i pochi artiglieri superstiti, si difese disperatamente, ma colpito dallo scoppio di una bomba a mano cadde gravemente ferito; per questa azione venne
decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Raccolto dagli austriaci, terminerà la guerra in prigionia e rientrerà in Italia dopo l’armistizio. Nel 1919
viene assegnato al 23° reggimento Artiglieria da Campagna, e nominato poi aiutante di campo del re. Promosso colonnello nel 1926, gli viene assegnato il
comando del 9° reggimento Artiglieria da Campagna. Promosso generale di brigata nel 1934, fu nominato, ancora, aiutante di campo generale del re.
Generale di divisione nel 1937, fu collocato in ausiliaria nel giugno del 1939. All’inizio della Seconda Guerra Mondiale venne nominato comandante del-
l’Artiglieria della 2^ Armata, promosso generale di corpo d’armata nel 1941, fu collocato definitivamente in congedo nel dicembre dello stesso anno.
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