Page 101 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie                                              101



               si guarda all’utile più che allo sposare una fazione. (È anche vero, peraltro,
               che sposare la causa di uno dei contendenti significa anche mirare all’uti-
               le). Si potrà forse parlare di una grettezza di fondo, di un minore angolo di
               visuale rispetto alle altre città sicuramente con un più alto senso politico
               ma Genova ha dalla sua la tradizione che la vuole guardinga e tattica, e
               sensibile soprattutto a salvaguardare i propri affari che hanno, al solito, due
               strade, quella del mare e quella di terra.
                  Più che di guelfi e ghibellini , a Genova, a proposito di fazioni, si par-
               lerà di “Rampini” e “Mascherati”. Ma come tutte le intransigenze anche
               a Genova esse possono mostrare delle crepe e dunque ecco aprirsi la falla
               dei possibilisti; questi ultimi li si potrebbe definire come dei veri tattici, au-
               tentici uomini di mare a ben vedere, pronti a barcamenarsi e ad orientarsi
               nelle tempeste. E così, tra le due opzioni, ovvero l’essere a favore del par-
               tito guelfo oppure mantenersi nel solco dell’Imperatore, ecco spuntare per
               l’appunto i “tattici”, ovvero coloro che intransigenti non si sentono affatto
               e che sono pronti a delle “aperture”. E insomma, sorgono sulla scena degli
               spiriti che guardano ad un compromesso come ad una buona eventualità.
               Tra le insidie dell’Imperatore che vuole ridurre al massimo le autonomie
               comunali e chi ad una tale ipotesi s’oppone in maniera definitiva, s’avvista
               un luogo mediano dove, limate le intransigenze, si può individuare la pos-
               sibilità di un incontro. Ognuno retrocederà d’un passo e in questo modo,
               forse, non si vedranno compromesse le conquiste già ottenute.
                  Le stesse vittorie di Federico II nel 1236 a Cortenuova sulla Lega, con-
               vincerà l’Imperatore che sarà impossibile l’asservimento totale dei Comu-
               ni e rendere così definitivo il potere imperiale. È da questo avvenimento
               che a Genova incomincerà a farsi largo l’idea che una politica incerta o an-
               che intransigente non porterà a risultati apprezzabili. Eppure intransigente
               ancora lo sarà e questo quando s’opporrà al giuramento di fedeltà all’Im-
               peratore. Dunque vi sarà un ri-accostamento ai Comuni e tale operazione,
               alla quale parteciperà anche Venezia, sarà sollecitata dal Papa. Per Genova
               si tratterà dell’inizio di una politica nuova: essa ha compreso finalmente
               come non si possa sempre rimanere ancorati alle tradizioni pensando che
               lo sguardo sul mare, e dunque sul proprio destino, debbano essere l’unica
               rotta da seguire. La difesa delle proprie mura e dei propri commerci inizia
               anche “tatticamente” e, al momento, rimanere isolata può essere grave.
                  Formalmente  questo accordo viene sancito nel 1238 con il patto di
               Roma. Ne è a capo il Papa e così, in un certo senso, può dirsi composta la
               fazione guelfa. Ma le qualifiche “nette” non pare s’addicano a Genova. Ab-
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