Page 103 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie 103
biamo visto finora diversi atteggiamenti della Dominante ed è per questo
che ci pare difficile poterle affibbiare delle etichette. Dall’intransigenza,
ovvero dal rifiuto di soggiacere alle direttive imperiali, si è passati ad una
fase per così dire “tattica”, ovvero saggiamente ondivaga, resasi necessaria
per rimanere nel “concreto” e dunque garantirsi e proteggere quanto signi-
fica commercio e attività coloniale. Dopo di ciò, di fronte alla vittoria di
Cortenuova che Federico II considera come la rivincita di Legnano, ecco
dunque che emerge una Genova “guelfa”. A noi pare che tale azione sia
ancora una volta “tattica” e che l’obiettivo vero resti sempre l’autonomia e
mano libera sui mari e nel commercio coloniale. Né va dimenticato d’altra
parte – e pare proprio questa la prova di quanto andiamo dicendo – che i
ghibellini genovesi lo siano di fatto soltanto per convenienza come testi-
moniano i casi degli Spinola con i feudi di Valle Scrivia e i Doria in Sar-
degna, preoccupati di non perdere quanto acquisito grazie all’Imperatore.
Dopo la sconfitta all’isola del Giglio nel 1240 – una sconfitta che sarà
giudicata un vero agguato per come è maturata; con gli imperiali e i pisani
si è schierata anche una parte dei genovesi, alcuni operando in silenzio, al-
tri di gran titolo come Arnaldo de Mari e suo figlio Andreolo – e la morte di
Papa Gregorio IX, ecco che con l’elezione nel 1243 di Sinibaldo Fieschi,
nato a Genova, la lotta dell’Impero riprende vigore. E’ in questa fase che
i genovesi si sentono nello stesso campo del Pontefice e così si può affer-
mare che su questo solco “guelfo” s’arriverà alla sconfitta di Federico II.
La sconfitta del Giglio è stata pesante come perdita di navi, più di venti,
ma l’orgoglio genovese è più forte e lo si vedrà nel modo in cui difenderan-
no la città da quell’accerchiamento: il Ponente sta di fatto con gli imperiali
e per mare i due de Mari che guidano la flotta imperiale e i pisani rappre-
sentano una minaccia costante.
La ribellione di Parma nel 1247 accelerò la fine dell’impero di Federico
II. Con la sua morte nel 1250, muta lo scenario italiano e il Pontefice con
il suo talento politico può adesso destreggiarsi con i discendenti della casa
di Svevia: Corrado IV in Germania e Manfredi in Puglia. Quest’ultimo è
figlio dell’Imperatore e della contessa Bianca Lancia. Con la sottomissio-
ne di Manfredi , Papa Innocenzo IV diverrà, di fatto, sovrano dell’Italia
meridionale.
La morte di Federico II consente alle varie fazioni di Genova di placarsi
affinchè torni così nella città un clima moderatamente sereno, il solo che
può consentire un governo che corrisponda alle esigenze di una città con
interessi commerciali. Grazie anche alle richieste di Luigi IX di Francia di

