Page 333 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie 333
studio del mare, conoscenza dei territori, resoconti delle zone ancora poco
conosciute. Purtroppo ogni riferimento a tale impresa è minimo e quanto
resta di quella spedizione è poco più d’una nota di Plinio nella sua Storia
Naturale.
Di nomi che compaiono nell’Antico universo ne abbiamo molti e tra
questi v’è anche quello di Eudosso di Cizico, ovvero uno dei più gran-
di matematici dell’Antichità. Proprio a Eudosso dobbiamo il Metodo di
esaustione, ovvero uno studio per calcolare superfici e volumi di solidi;
e ancora la Teoria degli elementi, la formula per trovare il volume di una
piramide e altre dimostrazioni matematiche che sarà poi enunciata nel V
libro degli Elementi di Euclide. Inoltre, a Eudosso dobbiamo altre opere,
Fenomeni delle stelle e Sulla velocità delle sfere omocentriche.
Dei viaggi atlantici di Eudosso di Cizico ne parla il geografo Stradone
il quale si rifà a Posidonio di Apamea, filosofo stoico che visse dal 135
circa al 51 avanti Cristo. Costui fondò una scuola a Rodi e fu un viaggia-
tore instancabile del Mediterraneo arrivando fino in Gallia e in Spagna, a
Cadice. Soggiornò diverse volte a Roma. Della sua vasta produzione non
restano che 23 titoli di opere e alcuni frammenti. Aveva scritto, tra l’altro,
Le Storie in 52 libri.
Che Eudosso possa aver avvistato, “sfiorato” per così dire, le isole Ca-
narie è probabile e questo a seguito di un viaggio causato da un ritrovamen-
to fortuito. Sulla costa somala, infatti, Eudosso s’imbatté in una scultura
di prua, fatta di legno; essa era a forma di protome equina ed era apparte-
nuta ad una imbarcazione che era giunta in quei luoghi con una traiettoria
iniziata ad Occidente. In Egitto seppe da armatori di navi mercantili che
quella scultura apparteneva senza dubbio ad una imbarcazione proveniente
da Cadice. Importanza dunque di quella città nel racconto fatto a Eudosso.
Inoltre emergevano particolari curiosi e precisamente si narrava che da
Cadice prendevano il mare diversi tipi di navi, naturalmente per i ricchi e
per coloro che invece erano di più modesta condizione. Quest’ultimi ar-
mavano imbarcazioni chiamate hippoi, vale a dire cavalli, proprio come
quella scultura ritrovata, una protome equina infatti.
Con tali imbarcazioni questi uomini di modesta condizione si spinge-
vano per pescare fino alle coste maritane, e come punto di riferimento ave-
vano il fiume Lixus. Quella protome equina rinvenuta da Eudosso era di
una imbarcazione che probabilmente s’era persa spingendosi oltre il fiume
Lixus, vale a dire più a sud.
S’avvenne ad una interpretazione da parte di Eudosso, e dunque ad un

