Page 79 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie                                              79



               finita la  Patagonia, è  un  luogo  nostro,  ormai interiorizzato. Ogni  paura
               dell’Uomo non è, oggi, legata a luoghi da raggiungere del pianeta ma per
               la fine di questo sogno.
                  Il mettersi in viaggio per lavoro coincide spesso con l’idea di una va-
               canza, ovvero di una sospensione del rituale quotidiano. Non più timore
               di mostri marini, divinità giudicanti, e ancora paura di superare un limite
               conosciuto e finire così oltre le “Colonne d’Ercole”.
                  Oggi è compito della Letteratura e della Poesia creare nuovi limiti e
               affrescare nuove avventure. Spesso, come in certo “minimalismo” ame-
               ricano, il terrore può delinearsi in una semplice abitazione e l’angoscia
               può divampare nella desolazione di una cucina, nel silenzio ininterrotto di
               un’esistenza sotto una lampada al neon. In questo caso le “Colonne d’Er-
               cole” sono rappresentate dalla stessa porta di casa: oltre di essa vi è l’inco-
               noscibile, ovvero l’Altro con tutto il suo carico di violenza e disperazione.
               Ma questa è ancora la vita. La Letteratura subentrerà dopo e s’occuperà
               proprio di questo. anche di questo.
                  Rispettosi  delle  nostre  immagini  interiori,  intravediamo  Lanzarotto
               Malocello ben assiso sul ponte di una delle sue galee. È un giovane uomo
               di media statura e il volto è quello che può risultare, come sintesi, dagli
               sguardi di Cartesio e Bernini. Quanto al corpo, esso è agile e scattante e
               anche dotato di una muscolatura armoniosa. I suoi occhi sono puntati sulle
               avvistate “Colonne d’Ercole”. Fino a quel momento il suo animo è rimasto
               in quiete ma in prossimità dello Stretto, forse ricordandosi di alcune letture
               – l’Odissea? Cicerone? Seneca? - e di certe narrazioni ascoltate nel porto
               di Genova e a Palazzo, ecco che un fragoroso battito lo ha assalito. Oltre
               che al costato, il cuore gli fa fracasso anche al collo.
                  In prossimità del limite non potrà tirarsi indietro, sa bene che la sua
               esistenza passa anche attraverso prove di coraggio come quella.
                   Che di Ugolino e Vadino Vivaldi non s’abbiano notizie da circa vent’an-
               ni non è una ragione buona, adesso, per mutare rotta.
                  Anche le orazioni sul ponte di comando servono, specialmente se si è al
               tramonto. E poi, oltre quelle Colonne, si apprenderà di luoghi dove forse
               la morte non esiste.
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