Page 135 - Le bande musicali - dall'Unità d'Italia ai primi del Novecento
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Gli strumenti musicali                                                   135

                 Nel quadro di questa situazione, nel secolo XIX l’Italia vanta fabbriche di stru-
              menti a fiato in grado di competere con le migliori ditte d’Europa. A Parigi e in Au-
              stria primeggiano rispettivamente la ditta di Adolfo Sax e la ditta di V. F. Cerweny
              di Königsgratz. A Milano è attiva la ditta Pelitti, che fornisce gli eserciti di alcuni
              Stati preunitari (come abbiamo visto sopra a proposito del Ducato di Parma) e,
              dopo l’Unità, l’Armata italiana. Originaria di Varese, la famiglia Pelitti costruisce
              strumenti musicali sin dal 1720. Agli inizi dell’ Ottocento, con audace spirito d’ini-
              ziativa Giuseppe Pelitti, erede della ditta, si trasferisce a Milano e fonda una fabbri-
              ca di soli strumenti a fiato. La fabbrica conquista sempre più rinomanza ed esporta
              molti strumenti di ottone. Pelitti contemporaneamente alla sua attività manageriale,
              inventa e perfeziona strumenti a pistoni e a cilindri, in uso nelle orchestre e nelle
              bande militari. Muore nel 1865. Il figlio, Giuseppe junior che nel frattempo ha
              compiuto un apprendistato in Francia e in Germania, raccoglie l’eredità paterna.
              Conquista un mercato sempre più esteso. Nell’Esposizione di Vienna del 1873 vin-
              ce il primo premio: la Medaglia del Progresso. L’imprenditore ha alle sue dipen-
              denze centotrentasette operai interni e ottantacinque esterni. Nello Stabilimento
                                                                           265
              sono costruiti anche strumenti di legno, grancasse, tamburi e timpani.
                 Un’altra famiglia di fabbricanti di strumenti ha sede a Napoli. Due sono gli im-
              prenditori più famosi, che probabilmente appartengono a questa famiglia: Cesare
              e Giuseppe Ruggiero. Il primo rifornisce l’Albergo dei poveri, l’Ospizio di Saler-
              no, la Banda musicale di Gaeta e le bande municipali di Napoli. Questa sarà stata
              una delle fabbriche più rinomate perché nel 1877 l’assessore di Napoli, il Duca di
              Bagnara, ringrazia pubblicamente Ruggiero per le sue forniture. Invece Giuseppe
              Ruggiero è l’unico costruttore a possedere un tipo di piatti “di nuovo sistema”,
              in acciaio. Negli anni Settanta rifornisce la Banda civica di Aversa, alla quale nel
              1874 vende un corno da caccia a cilindro. La fabbrica di Giuseppe è anche un depo-
              sito di strumenti musicali esteri e nazionali a corde, di ottone e di legno, e dispone
              di un assortimento di “carte musicali di ogni genere”. 266












              265  Salvatore de caStroni - MarcheSi, Relazione [...] sugli strumenti musicali quali erano
                  rappresentati all’Esposizione di Vienna del 1873, Milano, dalla Regia Stamperia, 1873,
                  s.l., s.n., dopo il 1873, pp. 7- 8. Probabilmente appartiene a questa famiglia anche Carolina
                  Pelitti, autrice dei versi dell’ inno italiano, un canto patriottico a due voci soprani e con-
                  tralti con accompagnamento di pianoforte musica di Giovanni Bolzoni, pubblicato a Tori-
                  no, per i tipi dei fratelli Amprimo nel 19....
              266  enrica doniSi, Le Scuole Musicali, cit., pp. 85-86.
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