Page 171 - Le bande musicali - dall'Unità d'Italia ai primi del Novecento
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Il repertorIo                                                            171
              VII. 4. Le marce


                 In un ideale ordine gerarchico la marcia gode di una posizione di prestigio ri-
              spetto ad altre musiche. Lo si deduce da quanto detto finora e dai concorsi per le
              bande militari, in cui una prova consiste nello “[...] Sviluppare [...] un tema di mar-
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              cia che può essere militare, funebre, religioso [...]”.  Presumo che non vi sia stato
              alcun direttore militare che non ne abbia scritto almeno uno. Anche le marce, come
              altri pezzi, spesso sono state composte da militari caduti nell’anonimato. Esse han-
              no come proprietà peculiare il ritmo marcato per accompagnare i movimenti della
              truppa in qualunque circostanza. Kastner, nel suo Manuel Général, individua al-
              cuni sottoinsiemi di marce: la marcia doppia o a passo accelerato (dovrebbe cor-
              rispondere al passo doppio), la carica, la ritirata, la marcia del vessillo e la marcia
              funebre. Noi a queste aggiungiamo la marcia-sinfonia e la marcia religiosa, scritte
              in gran numero dai musicisti militari soprattutto dall’Ottocento in poi, ma in parti-
              colare la marcia d’ordinanza. La marcia doppia è più rapida, ha un carattere meno
              solenne ed è più vivace rispetto alla marcia d›ordinanza. La carica è ancor più
              veloce. La ritirata è di passo accelerato. La marcia del vessillo accompagna i mo-
              vimenti della bandiera dell’Unità militare (oggi i movimenti della bandiera sono
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              accompagnati dall’Inno nazionale). La marcia funebre è lenta ed in tono minore.
              Le marce - sinfonia hanno un carattere solenne ed un ampio organico strumentale.
              Anche le marce religiose hanno un organico imponente, magari con gli archi se il
              concerto viene eseguito a piè fermo. Giuseppe Vaninetti ha scritto diverse marce
              religiose.

                 Ma una posizione privilegiata ha la marcia d’ordinanza, perché  è specifica
              dell’Arma, Corpo o Servizio di cui porta il nome. Sue caratteristiche sono il ritmo
              e la cadenza marziale. La marcia d’ordinanza nasce nel corso del secolo XIX  dalle
              ceneri delle “fanfare”. Ovviamente questo termine non è da confondere con l’attua-
              le significato: le fanfare erano dei pezzi brevi, di carattere brillante, composti per i
              trombettieri ed in genere destinati alla cavalleria. Col tempo la marcia d’ordinanza
              si diffonde e si impone come, appunto, la musica di un complesso militare, ma
              senza norme precise. Le prime disposizioni in materia si leggono sul Giornale Mi-
              litare, all’atto n. 52 del 1 aprile 1881, grazie alle quali ogni complesso militare suo-
                                                                                 320
              nerà la propria marcia d’ordinanza durante le parate e in simili circostanze.  La
              marcia d’ordinanza acquista anche una più precisa fisionomia: è meno rapida e più
              solenne del passo doppio. All’inizio degli anni Settanta del Novecento nell’ambito
              di una riforma generale delle bande e delle fanfare, in Italia si costituisce una com-


              318  Cito direttamente da istruzione, p. 17. Vedi anche § VI.3. Preparazione del direttore e degli
                  orchestrali nel Novecento.
              319  george KaStner, Manual Général, cit., in criStiano Pignata, Marce, cit., vol. 1, pp. 216-
                  218.
              320  criStiano Pignata, Marce, cit., vol. 1, pp. 228, 216-218.
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