Page 174 - Le bande musicali - dall'Unità d'Italia ai primi del Novecento
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                                         Conclusioni




                    egli ultimi due secoli diversi compositori e musicisti di rilievo hanno di-
                    retto o hanno fatto parte delle bande militari italiane. Nel loro cammino
            Nstorico le bande militari hanno attraversato non poche difficoltà - alcune
            delle quali comuni alle bande civiche- superate grazie alle proposte di ordinamen-
            to, organizzazione e riforme offerte da musicisti e da musicisti-militari.
               Nella prima metà del secolo XX queste proposte sono confluite in norme sem-
            pre più pertinenti e precise che hanno favorito le formazioni delle Musiche attuali.
            Nel Novecento le bande militari hanno rappresentato il popolo italiano anche con
            tournée in Europa ed in America e sono state considerate dai nostri emigranti un
            simbolo dell’Italia. Le bande militari hanno sollecitato l’arruolamento e favorito la
            coesione fra i militari e i civili, promosso l’istruzione musicale anche nei ceti più
            emarginati e sostenuto non solo la musica ma la cultura in genere. In una società
            con un forte tasso di analfabetismo i musicisti militari ricevevano almeno un’istru-
            zione elementare, e spesso anche approfondimenti di varie discipline: storia della
            musica, mitologia, geografia, storia, matematica, letteratura e latino. Quest’ultimo
            indispensabile per le funzioni religiose. I musicisti erano richiesti anche all’estero
            come “professori” di musica, a differenza dei tanti emigranti che, analfabeti, pote-
            vano aspirare solo a lavori umili.
               Il direttore delle bande militari era tenuto a scrivere nuovi brani, rinnovare il
            repertorio, affinare e potenziare le possibilità artistiche dell’organico della banda. I
            compositori militari hanno scritto marce (militari, religiose, funebri), inni, sinfonie
            (militari, religiose), ballabili, canti patriottici, trascrizioni e riduzioni da opere liri-
            che. Hanno anche insegnato in istituti e collegi in cui si coltivava la musica regolar-
            mente, alcuni dei quali -sconosciuti- sono venuti alla luce nel corso della presente
            ricerca. Fondamentali sono stati i metodi d’insegnamento di Tommaso Consalvo e
            più in generale la tradizione didattica dell’ex Regno delle Due Sicilie.
               Molti direttori - ad esempio Alessandro Vessella - e bandisti provengono da Na-
            poli e dalle zone circostanti. Si assiste ad una continuità d’insegnamento musicale
            che ha dato i suoi frutti fino agli anni più recenti. Giuseppe Manente, Domenico
            Fantini ed Antonio D’Elia hanno studiato la composizione con Camillo De Nardis.
            Fantini e Francesco Sgritta hanno studiato con Raffaele Caravaglios.
               Da un punto di vista organologico non sono state meno importanti le speri-
            mentazioni sulle proprietà timbriche degli strumenti, sull’equilibrio delle parti, la
            ricerca di nuovi effetti sonori, le esplorazioni e le invenzioni di nuovi strumenti.
               Inoltre sin dall’Unità d’Italia i musicisti militari hanno promosso l’adozione di
            un diapason unico.
               Le composizioni e le iniziative nate nell’ambito delle musiche militari hanno
            dato una forte spinta a migliorare il livello artistico non solo delle bande militari,
            ma anche delle bande civiche e delle orchestre.
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