Page 326 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
linea di comunicazione verso Hon non c’era stato altro da fare che recuperare il
recuperabile, avviando gli elementi più mobili verso esc Sciueref, a sud della linea
di arresto temporaneo di Buerat, e gli altri verso Mizda, in collegamento con la
successiva linea di Homs. Il 16 gennaio quanto rimaneva delle truppe del Sahara
Libico fu schierato agli ordini di Mannerini a difesa del settore orientale del gebel,
tra Garian e Jefren, sempre a protezione del fianco meridionale dell’armata italo-
tedesca in ritirata.
Su queste posizioni i reparti italiani si sarebbero ancora battuti, contenendo
sia le avanguardie della colonna Leclerc, che il 13 gennaio era entrata a Hon, già
sgombrata dagli italiani, sia le puntate delle pattuglie del LRDG e del SAS. Il 17
gennaio in uno di questi scontri il presidio di Nalut, all’estremità occidentale dello
schieramento, catturò 5 jeep e uccise 4 uomini del SAS facendone prigionieri
altri 5, a conferma del fatto che quando la “guerra di corsa” assumeva le
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caratteristiche di un combattimento convenzionale anche questi reparti speciali
potevano trovarsi in difficoltà. Le tappe successive del ripiegamento furono
Nalut il 24 gennaio, Dehibat il 27 e Fumm Tattauin il 28. La colonna Leclerc
aveva intanto concluso la sua avanzata il 26 gennaio a Tripoli, dove era entrata
a
tre giorni dopo le avanguardie dell’8 Armata. Era un indubbio successo per la
Francia Libera, ma era troppo tardi per disturbare la ritirata delle forze italo-
tedesche, che avrebbero lasciato definitivamente la Libia il 3 febbraio.
Con tali premesse, il comunicato diramato il 15 gennaio dal quartier generale
di Leclerc appare eccessivo nel trionfalismo dei toni, pur tenendo conto delle
esigenze della propaganda e del valore soprattutto politico di quella campagna:
In meno di tre settimane le truppe francesi combattenti hanno conquistato
l’intero territorio del Fezzan. All’epilogo di questa campagna si contano già oltre
700 prigionieri, 40 cannoni, 18 carri d’assalto, un numero importantissimo di armi
e veicoli catturati dai francesi e tre bandiere sono state aggiunte alle quattro che
ornano la sala d’onore del reggimento del Reggimento Tiratori Senegalesi del
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Ciad.
In proposito l’Ufficio Operazioni del Comando Supremo, a fronte di una
richiesta di chiarimenti del generale Cavallero, nell’elencare quanto era stato
recuperato e quanto era stato perduto, avrebbe puntualizzato che se erano vicini
al vero il numero dei prigionieri e quello dei pezzi d’artiglieria catturati, era anche
vero che i primi erano in maggioranza libici dei reparti da posizione e i secondi
cannoni di modello antiquato, abbandonati per mancanza di mezzi di traino,
211 Comando Superiore FF.AA. della Libia, Stato Maggiore, telegramma cifrato senza numero
del 18 gennaio 1943, AUSSME, Rep. I-4, Racc. 49, Fasc. 14.
212 M. MONTANARI, Le operazioni op. cit., Vol. IV, Enfidaville (novembre 1942 - maggio 1943), p.
172.
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