Page 323 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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La Difesa DeL sahara Libico (1940-1943)


            fuori uso dai bombardamenti dei giorni precedenti, e lo stesso era certamente
            avvenuto per una quota parte delle armi automatiche. Colpisce poi il dato dei 4
            autocarri: il presidio non aveva in sostanza alcuna reale capacità di movimento
            ed era quindi condannato a una difesa statica senza speranza per il mancato
            materializzarsi di quei rinforzi motorizzati che avrebbero dovuto essere una delle
            premesse della resistenza.

               La sera del  3 gennaio un plotone della  1  Compagnie  DC,  inviato  in
                                                         re
            ricognizione verso Murzuch aveva scambiato alcuni colpi con quel  presidio,
            prima di dirigersi verso Traghen, che trovò abbandonata, e rientrare quindi il
            giorno 5 a Umm el Araneb. Era questa una situazione che nella loro avanzata
            verso nord le forze francesi avrebbero incontrato più volte, almeno in quelle
            località dove esistevano i mezzi automobilistici necessari per dare concretezza
            all’ordine di ritirata. Il 5 gennaio iniziarono infatti il ripiegamento verso Mizda
            il presidio di Brach, quello di Sebha, a cui si unirono quelli di Uau el-Chebir
            e Umm el Abid, e gli elementi meno mobili di quello di Hon. Il presidio di
            Murzuch, privo di automezzi, si mosse solo all’alba del 7 gennaio, un ritardo che
            gli sarebbe stato fatale, allontanandosi in direzione nord-est con una carovana
            di cammelli. Non poté invece sganciarsi il presidio di Ghat che, sempre a dorso
            di cammello, avrebbe dovuto ripiegare su Garian. Nell’impossibilità di riunire i
            quadrupedi necessari, e non ritenendo fattibile una ritirata a piedi attraverso il
            deserto con i pozzi più vicini a non meno di cento chilometri, il suo comandante,
            maggiore  Attilio Jevolella,  decise  di resistere  sul  posto con  la speranza che
            Mannerini riuscisse a ottenere i velivoli da trasporto necessari per uno sgombero
            per via aerea.

               La colonna cammellata di Murzuch, il 9 gennaio fu localizzata da un Glenn
            Martin e, ripetutamente mitragliata, si arrese nella convinzione di non aver più
            via di scampo. I suoi 140 uomini, 110 italiani e 30 libici, vennero fatti prigionieri
            dagli inseguitori, una compagnia del gruppo M messa sulle loro tracce da alcuni
            notabili locali. La ritirata degli altri presidi fu ostacolata più dal terreno e dalla
            carenza di automezzi e carburante che dall’avversario, anche perché lo stesso 9
            gennaio i Blenheim rientrarono a Zouar per interventi di manutenzione ormai
                                                                                     e
            indispensabili dopo due settimane di operazioni in ambiente desertico. La 2
            Compagnie DC era intanto entrata il 6 gennaio a Brach, già sgombrata dagli
            italiani, e nelle prime ore dell’8 gennaio un altro reparto della stessa compagnia
            occupò l’ormai deserto Forte  Regina Elena a Sebha con l’attiguo  campo di
            aviazione, una notizia data con grande enfasi dalla radio francese. La colonna
            Leclerc  aveva così portato a termine la conquista  del Fezzan,  e mentre  gli
            elementi mobili dei gruppi D, G ed M proseguivano verso la Tripolitania, il 1°
            Battaglione di Marcia si stabiliva a presidio di Sebha, Brach e Umm el Araneb.




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