Page 318 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
per indebolirne la capacità di resistenza, con una particolare attenzione per le
installazioni di tipo aeronautico nella consapevolezza dell’importanza del mezzo
aereo per la difesa del Sahara Libico. Umm el Araneb fu di nuovo bombardata da
3 Bristol Blenheim il 27 dicembre, e a questo attacco ne seguirono altri su Sebha
il 28, dove ancora 3 Bristol Blenheim colpirono un hangar e distrussero al suolo
2 CR.42, su Murzuch il 29, su Umm el Araneb il 1° gennaio, mettendo fuori uso
i 2 cannoni da 77/28, ancora su Sebha il 4 gennaio e infine su Brach il 5.
Il 28 dicembre, mentre per rafforzare la copertura del fianco meridionale della
linea di Buerat i presidi di Zella e Tmessa erano fatti ripiegare rispettivamente su
a
Socna, nel settore di Hon, e su Uaddan, nel settore di Sebha, la 3 Compagnia
Sahariana, entrò in azione a breve distanza da Umm el Araneb, in direzione sud-
est, impegnando senza successo il gruppo D. Lo scontro si sviluppò nelle prime
ore del pomeriggio, in concomitanza con l’intervento di 2 Ghibli e un CR.42, e
si concluse con il ripiegamento della “sahariana” che lasciò sul terreno un A.S.37
immobilizzato da un colpo da 75 mm. Il reparto italiano tornò a sondare la
solidità del dispositivo d’attacco del gruppo D nel pomeriggio del 1° gennaio, in
quello che fu l’ultimo tentativo di sbloccare la guarnigione di Umm el Araneb,
re
ma venne respinto dopo un violento scambio di colpi dai due plotoni dalla 1
Compagnie DC appoggiati da un pezzo da campagna da 75 mm. L’indomani la
3 Compagnia Sahariana lasciò definitivamente la zona dirigendo su Sebha.
a
Con la ricognizione aerea che continuava a segnalare l’arrivo di nuove colonne
motorizzate dal sud, il 27 dicembre Mannerini aveva intanto deciso di rinforzare
il presidio di Sebha con l’invio delle forze meccanizzate disponibili, i 23 L6/40
efficienti del R.E.Co. Lodi e 4 autoblindo AB.41, e dell’unica sezione di artiglieria
autoportata, con 2 cannoni da 75/27, che era riuscito ad approntare. Il mattino
del 29 dicembre il 2° Squadrone del Lodi, dopo aver sostituito 10 rimorchi con
altrettanti autocarri per poter più facilmente trasportare i cingolati, affrontò così
un percorso di 350 km su un terreno sabbioso e sassoso che mise a dura prova
gli automezzi arrivando a destinazione due giorni dopo. Per strada si erano persi
uno dopo l’altro i 10 autocarri recuperati a Hon, non adatti per il trasporto degli
L6/40, ed era saltato su una mina l’autocarro soccorso Lancia 3 RO, una perdita
che in seguito avrebbe pesato non poco sull’efficienza del reparto. A Sebha i
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carri del Lodi vennero schierati a semicerchio e “a scafo sotto”, a copertura delle
provenienze da nord ritenute le più pericolose perché più facilmente percorribili e
nell’ultimo tratto mascherate dall’oasi, estesa e molto fitta. L’impiego come fortini
semoventi di mezzi corazzati non era certo ottimale, ma era imposto da un lato
dalla necessità di interventi di manutenzione sui carri che più avevano sofferto nel
tragitto, rimediando con mezzi di fortuna alla mancanza dell’autocarro officina
198 D. TEMPERINO, Reggimento Cavalleggeri di Lodi op. cit., p. 180.
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