Page 327 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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La Difesa DeL sahara Libico (1940-1943)


            mentre era senz’altro esagerato definire “importantissimo” il numero delle armi
            e dei veicoli. Quanto alle bandiere, dal momento che non vi erano bandiere
            di guerra nel Sahara Libico, doveva trattarsi delle drappelle di qualche reparto
            minore.
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               Nel Sahara Libico andarono in effetti perduti nella quasi totalità gli elementi
            fissi del dispositivo di difesa messo a punto prima da Piatti Dal Pozzo e poi da
            Mannerini, e quanto venne recuperato, il battaglione di fanteria della Divisione
            Savona, 5 compagnie sahariane, un reparto celere  su camionette  A.S.42,  una
            compagnia mortai da 81 mm, il 2° Squadrone L6/40 di Lodi, sia pure trasformato
            in reparto autocarrato dopo la perdita per avaria o insabbiamento di tutti i suoi
            carri armati meno 2, 2 batterie da 75/27, 2 batterie da 20 mm e 3 compagnie
            libiche, costituiva il meglio delle forze disponibili. Non a caso questi reparti,
            inquadrati nel neo costituito Raggruppamento Sahariano a eccezione dei libici,
            congedati al momento di lasciare la Libia, avrebbero dato buona prova in Tunisia.

               Il ripiegamento era stato effettuato portando in salvo gran parte degli uomini
            e dei mezzi migliori, e il Fezzan, più che conquistato, era stato occupato dalle
            forze della Francia Libera, grazie anche alla situazione maturata in Tripolitania.
            Se l’azione della colonna Leclerc, e la determinazione con cui portò a termine
            il suo compito, sono state e sono giustamente celebrate in Francia, anche in
            relazione alle difficoltà tecniche che dovette superare nel particolare ambiente
            del deserto, è altrettanto giusto sottolineare l’operato delle truppe del Sahara
            Libico. Le sorti della campagna erano ormai segnate quando furono chiamate
            all’azione, e le premesse alla base della prevista condotta difensiva-controffensiva
            erano venute meno, ma in tali condizioni seppero comunque portare a termine
            una vasta manovra di ripiegamento in zona desertica che non aveva precedenti.
            Nel contempo riuscirono a imporre alla colonna Leclerc un tempo di ritardo che
            le impedì di massimizzare il rendimento strategico della sua azione. È peraltro
            significativo  che  anche  l’ultimo  capitolo  italiano  della  guerra  nel  deserto  sia
            stato condizionato da quelle carenze di mezzi automobilistici, e ormai anche di
            mezzi aerei, emerse già nell’anteguerra, vanificando le intuizioni e la capacità di
            innovazione di uomini come Balbo, e svuotando di significato le esperienze e le
            competenze maturate nell’arco di oltre venti anni.











            213   Comando Supremo, 1° Reparto, Ufficio Operazioni, Occupazione del Fezzan dal parte degaullista,
               Promemoria per il Capo di Stato Maggiore Generale, n. 19 del 23 gennaio 1943, AUSSME.


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