Page 106 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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104        Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




            vocabile il significato che le istituzioni attribuivano alla mobilitazione della ma-
            nodopera femminile. A Bologna, per esempio, le sovvenzioni furono concesse
            soltanto alle donne che erano state operaie anche prima del conflitto e in ogni
            caso per un ammontare più basso e per un tempo più limitato di quanto avveniva
            con gli uomini (140 giornate contro 150). Alle braccianti il sussidio venne sospe-
            so nel dicembre 1919, quando iniziava il periodo di disoccupazione stagionale:
            secondo la logica fatta prevalere dalle autorità, la mancanza di lavoro, a quel pun-
            to, non era imputabile alla guerra e perciò i loro diritti si estinguevano.
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               Nell’Italia del primo dopoguerra lacerata da spaccature politiche, rivendica-
            zioni sindacali e crisi economica, perse rapidamente consistenza e concretezza
            anche l’interesse per ciò che la guerra aveva significato per le donne, sia in ter-
            mini di mutamenti nelle condizioni e nelle prospettive di vita e di lavoro, sia in
            termini di promozione e gestione di attività assistenziali e propagandistiche. Le
            donne stesse non seppero ‘raccontarsi’ per dare un senso e conservare e traman-
            dare quanto era stato fatto.
               I reduci tornati dal fronte o dalla prigionia volevano recuperare gli equilibri
            del passato, non erano disposti ad accettare cambiamenti nelle relazioni uomo
            donna, reclamavano il ritorno all’ordine e le donne a casa. In Italia il risentimento
            dei reduci fu raccolto e incanalato dal Fascismo che, una volta al potere, scelse di
            trasformare il pregiudizio contro le donne in precise scelte di governo.
               Sono molte le ricerche e le monografie pubblicate negli ultimi anni dalle sto-
            riche sul ruolo delle donne nella grande guerra, con grande ritardo rispetto alla
            storiografia internazionale che da decenni aveva messo a fuoco il complesso
            rapporto donne-guerra.
               In un saggio del 2016 la storica Simonetta Soldani ha tracciato un quadro
            molto ben argomentato dell’interesse storico sulla presenza femminile in quel
            particolare contesto, nell’arco dei cento anni , evidenziando come fino al 1991 i
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            titoli che riguardavano le donne nel periodo bellico fossero molto pochi e come
            solo lentamente gli studiosi si siano avvicinati a questi temi. Il suo saggio consen-
            te a me di citare solo alcuni testi recenti, tutti corredati da una ricca bibliografia.




            34   VACCARI ILVA, La donna nel ventennio fascista (1919-1943), in Donne e Resistenza in Emilia
               Romagna, Vangelista, Milano 1978, p. 45.
            35   SOLDANI SIMONETTA, Donne italiane e Grande Guerra al vaglio della storia, in La Grande
               guerra delle italiane cit, pp. 21-53.
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