Page 104 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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102        Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




            disfattisti e nemici interni. Le recriminazioni politiche si sommarono agli attacchi
            agli imboscati e presero di mira anche le donne per motivi di tipo moralistico.
            Montò il risentimento contro le donne e il fronte interno. Accuse pesanti arriva-
            rono dall’Unione generale degli insegnanti e da donne cattoliche che accusarono
            le altre donne di non aver sostenuto in maniera adeguata i loro uomini al fronte
            preoccupate solo di lavorare, di non aver saputo contrastare la propaganda di-
            sfattista motivando figli e mariti. La coralità delle accuse finì con il condizionare
            anche una parte delle femministe interventiste che finirono con l’accusare tutte
            quelle donne che si erano disinteressate della guerra, non avevano svolto attività
            di volontariato o, peggio ancora, vivevano una libertà mai provata prima fiaccan-
            do l’ardore patriottico dei soldati!
               La propaganda contro il ‘disfattismo’ divenne prioritaria per molte associa-
            zioni femminili che riconvertirono tutta la loro organizzazione a questo scopo. A
            gennaio 1918 fu costituito il Fascio femminile nazionale, all’interno del Consiglio
            nazionale donne italiane, per attività di propaganda, sostegno ai soldati, incre-
            mento della presenza delle donne in tutte le attività lavorative “perché gli uomini
            possano andare al fronte” manifestando riprovazione per quanti “si sottraggono
            all’obbligo di servire la Patria”.
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                Nella primavera 1918, su proposta di Antonio Salandra, il parlamento votò
            l’estensione del diritto di voto a tutti i combattenti ignorando ancora una volta
            le richieste delle donne.  La reazione fu vivace perché molte attiviste mettevano
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            sullo stesso piano le forze che avevano sostenuto il fronte interno (cioè le donne)
            e i giovani soldati al fronte e dunque non capivano perché si desse il diritto di
            voto a ragazzi giovanissimi e magari analfabeti e non a donne mature e consape-
            voli. Finalmente il 9 marzo 1919, mentre veniva votata la legge sulla capacità giu-
            ridica delle donne, la Camera approvò un ordine del giorno del socialista Adelmo
            Sichel che impegnava il Governo a predisporre una proposta di legge per il voto




            32   Il fascio nazionale femminile, in “Attività femminile sociale” febbraio 1918.
            33   Il suffragio universale maschile fu introdotto con la legge del 30 giugno 1912, n. 666. L’eletto-
               rato attivo fu esteso a tutti i cittadini maschi di età superiore ai 30 anni senza alcun requisito di
               censo né di istruzione, restando ferme per i maggiorenni di età inferiore ai 30 anni le condizio-
               ni di censo o di prestazione del servizio militare o il possesso di titoli di studio già richiesti in
               precedenza. Al termine del primo conflitto mondiale la legge 16 dicembre 1918, n. 1985, estese
               il diritto di voto a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto il 21° anno di età e, prescin-
               dendo dai limiti di età, a tutti coloro che avessero prestato servizio nell’esercito mobilitato.
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