Page 99 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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1 Sessione - Il tributo di sangue 97
pur sfruttate in modo disumano, essere reclutate dall’esercito, ebbe un “significato
morale e di riconoscimento sociale” che fu importante per queste giovani donne. 25
La legge 17 luglio 1919 sulla “capacità giuridica della donna”
In Italia ancora all’inizio del ‘900 la condizione giuridica delle donne era molto
arretrata perché non erano riconosciute loro né diritti né autonomia economica.
Il primo codice civile dell’Italia unita del 1865 aveva sottoposto le mogli
all’autorizzazione maritale, moltiplicando controlli e tutele. Le era vietato sot-
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toscrivere contratti, firmare impegni, intraprendere commerci senza l’autorizza-
zione scritta del marito. In una continuità secolare, la posizione della donna era
totalmente dipendente da quella maschile, in quanto l’istituto dell’autorizzazione
maritale stabiliva in modo tangibile che ella non poteva essere un soggetto auto-
nomo. Subordinata nella sfera domestica, era evidente che non aveva senso rico-
noscere alla donna una qualche posizione a livello pubblico. È pur vero che qual-
che intervento di segno contrario ci fu, ma non sortì il cambiamento auspicato.
Nel 1867, per esempio, il deputato Salvatore Morelli aveva chiesto la pienezza
dei diritti civili per le donne presentando una proposta di legge sulla «Abolizione
della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando
alla donna i diritti civili e politici», ma il Parlamento la ignorò.
Il pieno godimento dei diritti civili era la condizione indispensabile per poter
accedere alla cittadinanza, ma la questione appariva tanto prematura da risultare
eccentrica in tutta Europa, malgrado l’impegno di tante donne e di non pochi
uomini illuminati. In Italia l’ostacolo era rappresentato dall’inferiorità giuridica
delle donne, sancita dal codice, che era percepito in maniera particolarmente
gravosa dalle lombarde e dalle venete, le quali, rispettivamente fino al 1861 e al
1866, avevano goduto della codificazione civile austriaca.
Le giovani di buona famiglia avevano conquistato il diritto di studiare e per-
fino di laurearsi, ma era da escludere che potessero poi svolgere un’attività pro-
fessionale di prestigio. Il codice civile negava alla donna una serie di diritti per
garantire la continuità dell’istituto della famiglia e al suo interno la guida del pater
25 ERMACORA Matteo, Cantieri di guerra. Il lavoro dei civili nelle retrovie del fronte italiano (1915-
1918), il Mulino, Bologna 2005, pp. 116-117.
26 Cittadinanze incompiute. La parabola dell’autorizzazione maritale, a cura di BARTOLONI STEFA-
NIA, Viella, Roma 2021.