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96         Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




            tutte licenziate nel corso del 1919 quando gli uomini tornati dal fronte reclama-
            rono i loro posti. Faceva parte del ‘ritorno all’ordine’ cui accenneremo in seguito.
               Appare molto interessante il fatto che con il protrarsi della guerra le donne
            più avvertite cominciarono a porsi il problema di trasformare in stabile le attività
            di quante erano state assunte come surrogate. Si contestava la qualifica di ‘tem-
            poraneo’ e ‘avventizio’ per il lavoro femminile e si chiedeva che la donna potesse
            conservarlo se l’uomo che lo aveva occupato prima non fosse tornato dalla guer-
            ra, mentre si moltiplicavano le indagini statistiche per dimostrare il peso quanti-
            tativo del lavoro delle donne e di conseguenza per chiedere che “alle donne sia
            corrisposto a lavoro eguale con rendimento eguale, salario o compenso eguale”
            a quello degli uomini per motivi umanitari e di tutela della maternità.  Stiamo
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            parlando di richieste che furono contestate sia dalle organizzazioni sindacali che
            dagli ex combattenti che non intendevano riconoscere alle donne diritti acquisiti.
               Le donne non furono attive solo nel fronte interno ma anche dove si combat-
            teva: oltre alle infermiere, le uniche cui la propaganda e poi la letteratura hanno
            dato ampio spazio, negli ospedali militari arrivarono le dottoresse e le farmaciste
            di cui a lungo si è persa perfino la memoria.  Un posto a parte va riservato alle
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            contadine friulane che operarono per anni in prima linea. Negli archivi militari ci
            sono foto che raccontano il loro lavoro indispensabile ma restato a lungo solo
            nelle memorie locali. Si deve anche alle portatrici della Carnia che con regolarità
            hanno trasportato lungo i più impervi sentieri di montagna materiale bellico e
            rifornimenti alle truppe, caricandosi pesi enormi sulle spalle, la tenuta del fronte
            italiano fino a Caporetto. Migliaia di donne cui lo Stato non riconobbe nessun
            sostegno economico perché non erano state militarizzate. Solo nel 1972 alle su-
            perstiti fu dato il cavalierato e la Croce dell’Ordine di Vittorio Veneto.  Eppure,
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               talia fascista, a cura di Barucci P. 2019, pp. 45-47. F.A. Répaci, esperto di scienza delle finanze,
               allievo di Luigi Einaudi, fu un esperto di contabilità pubblica e famoso per le “rettifiche” dei
               dati ufficiali delle spese per la guerra.
            22   SCHIAVON E., Interventiste cit., p. 254.
            23   BRANCA E., L’opera delle dottoresse al fronte, in La mobilitazione femminile nella Grande Guerra Vol.
               II, Le infermiere e le dottoresse, Gaspari Editore 2019.
            24   A.A.V.V., Le Portatrici Carniche, Edizioni C. Cortolezzis, Paluzza 2018; MELIADÒ E., ROS-
               SINI R., Le donne nella grande guerra 1915-1918. Le Portatrici Carniche e Venete, gli Angeli delle trin-
               cee, Editoriale Sometti, Mantova 2017. A loro è stato dedicato anche uno splendido romanzo
               TUTI I., Fiore di roccia, Longanesi Milano 2020.
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