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94 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
ad assumerle anche per lavorazioni che richiedevano forza fisica. Di fatto la loro
presenza si concentrò nei lavori di meccanica leggera, nella produzione di spo-
lette, detonatori, proiettili; una produzione di fondamentale importanza durante
la guerra, ma destinata ad esaurirsi al termine delle ostilità. Era un lavoro ben
retribuito ma pericoloso per l’alto rischio di incidenti.
Le circolari ministeriali del 23 agosto e dell’11 ottobre 1916 prevedevano
questa sostituzione nella misura dell’80%. Nel 1917, con circolare del 19 mar-
zo, si ordinò che la manodopera femminile venisse occupata anche in lavori più
pesanti. Crebbe così il numero di donne impiegate negli stabilimenti militari,
ausiliari e non ausiliari, di produzione bellica. Alla fine della guerra, su un to-
tale di 905.000 operai impiegati nelle lavorazioni di guerra, almeno il 22% era
costituito da donne.
Discorso analogo può essere fatto per gli stabilimenti tessili dove era altissima
la richiesta di uniformi e indumenti militari, coperte da campo, sacchi a pelo e
rifornimenti vari. L’industria laniera dovette provvedere a forniture militari im-
portanti, specialmente nei lanifici del Biellese e comunque in tutto il Piemonte,
Lombardia, Veneto e Toscana. In tutti gli stabilimenti tessili crebbe notevolmen-
te il numero delle operaie. Il lavoro manifatturiero femminile non si svolse solo
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in fabbrica ma importanti commesse militari furono affidate a domicilio attraver-
so i tanti comitati locali di assistenza. Le statistiche riportano i dati provenienti
dagli stabilimenti militari e non quelli delle altre maestranze impegnate in officine
non ausiliarie e sono dunque ampiamente lacunosi.
Impiegate
Durante il primo conflitto mondiale le donne entrarono in massa negli uffici.
Molte erano diplomate, altre fecero brevi corsi di formazione e malgrado il tenta-
tivo maschile di estrometterle, la loro presenza si consolidò nel tempo. Nel 1911
erano 40.000, nel 1921 erano diventate 117.000.
Pagate poco, impossibilitate a fare carriera, oggetto di attacchi di ogni genere,
malviste dai colleghi uomini, alle donne negli uffici, durante la guerra, vennero
18 FRANCHINI VITTORIO, Il contributo delle maestranze femminili all’opera di allestimento dei mate-
riali bellici (1915-1918), Comitato per la mobilitazione civile, Milano 1932; ISASTIA ANNA
MARIA, Introduzione e apertura dei lavori in Le donne nel primo conflitto. Dalle linee avanzate al fronte
interno: La Grande Guerra delle italiane, Atti del congresso internazionale di studi storici, Roma
Casd (25-26 novembre 2015), USSMD, Roma, 2016, pp. 26-27.