Page 92 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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90 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
divideva la sede con l’Associazione mutilati di guerra. Si batté perché alle madri
di figli sposati andasse un terzo della pensione di guerra indipendentemente dalla
disponibilità delle nuore. Raccolse e distribuì sussidi mensili alle madri dei caduti
che aspettavano la pensione. Finita la guerra, la Lega di assistenza collaborò con
il Comitato per l’aiuto dei prigionieri ritornati, insieme a don Gilardi e alle mogli
di Meda e Moneta. La Lega fu sciolta l’11 dicembre 1919; al suo posto fu istituita
la Fondazione per l’italianità presieduta dal senatore Francesco Ruffini, di cui
Franchi fu vice presidente e che rimase attiva fino alla metà degli anni ‘30.
Durante gli anni di guerra, in tutto il paese, sorsero e si moltiplicarono co-
mitati di assistenza civili affidati in larga parte alle donne. Erano diretti e gestiti
da donne i laboratori per gli indumenti militari, gli uffici impegnati a collocare
la manodopera femminile nella produzione e nei servizi, l’assistenza all’infan-
zia. Fu la guerra che spinse tante signore della buona borghesia ad occuparsi di
bambini, asili nido, educazione e formazione dei minori, tutte attività di cui si era
sempre occupata la Chiesa che perse il monopolio del mondo infantile quando
le associazioni di donne cominciarono ad occuparsi di assistenza all’infanzia, una
necessità in anni in cui molti bambini che già vivevano in povertà peggiorarono
le loro condizioni di vita. L’assistenza all’infanzia, anche ai figli dei soldati (legge
1917 sull’assistenza), fu affidata al volontariato e dunque alle donne come tutti
i problemi sociali dei ceti popolari. Solo in quanto figli o orfani di combattenti
lo Stato li riconobbe, mentre non pensò a provvedere a tutte le altre miserie. La
guerra ridisegnò, materialmente e simbolicamente, differenze e ruoli di genere
nel mondo infantile. E in questa operazione le donne delle classi medie furono
protagoniste: come insegnanti, scrittrici per l’infanzia, responsabili di attività as-
sistenziali, madri. 8
Attraverso gli “Uffici notizie per le famiglie dei militari” migliaia di donne
svolsero un ruolo chiave mantenendo i contatti tra le famiglie e l’esercito. Le
volontarie avevano il compito di tenere aggiornati gli schedari dei militari e dare
risposte certe alle tante richieste di notizie che arrivavano. Stiamo parlando di
25.000 donne che hanno fatto funzionare 8400 uffici sparsi su tutto il territorio
nazionale. Nelle campagne meridionali e nei borghi più isolati furono le maestre
rurali le uniche in grado di tenere i collegamenti. Comprensibile la diffidenza dei
militari e la complessità dei rapporti che costrinse il Ministero della guerra a feb-
8 GUIDI Laura, La mobilitazione dell’infanzia in La Grande Guerra della italiane cit., pp. 213-227.