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112 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
quindi un mondo a se stante, “il piccolo mondo della trincea” come recita parte
della letteratura coeva, esplicitando un sentimento diffuso, nel quale si sviluppa
un fortissimo sentimento di appartenenza, quasi di fratellanza tra i commilitoni
(il cameratismo); in tale contesto i Caduti diventano parte integrante dei vivi, in
quanto i soldati hanno bisogno di sentire come viva tutta la comunità della trin-
cea. Tale bisogno, stante le proporzioni del conflitto e il coinvolgimento di tutta
la popolazione, è sentito inoltre da tutta la Nazione e si sente la necessità, quindi,
di far partecipare i Caduti all’intera comunità dei vivi, attraverso l’assunzione di
due funzioni: i Caduti quale autorappresentazione nazionale (i giovani Caduti
simboleggiavano tutto ciò che i giovani dovevano essere: essi erano Greci nella
loro armonia, nelle loro proporzioni e nella loro forza controllata perché segui-
vano un alto ideale. L’antico modello di giovinezza si affiancò alla tecnologia
moderna: nei monumenti ai Caduti fu talvolta raffigurato un gladiatore con el-
metto e fucile) e, a livello psicologico collettivo, il superamento del lutto e della
perdita irreparabile attraverso la lettura della morte in guerra come morte sacri-
ficale. I Caduti non muoiono definitivamente ma vengono inseriti nel ciclo infi-
nito di “sacrificio – resurrezione – redenzione dei vivi”, che sublima il sacrificio
stesso dei Caduti e gli conferisce il più alto senso morale. In definitiva entra in
gioco la spiritualità cristiana che permea tutta la società europea, per superare il
lutto e la perdita irreparabile e dare un senso all’integrazione dei Caduti nella
comunità dei vivi. Questo bisogno sarà talmente forte che travalicherà la spiritua-
lità cristiana vera e propria e darà origine anche a tentativi di integrare i Caduti
con forme più o meno varie di spiritismo. Tale fenomeno non sarà certo frutto
di ignoranza o superstizione ma espressione di una necessità drammaticamente
ed intensamente presente nella società, tanto da essere espressa da personaggi
famosi, quali Sir Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, e lo scrit-
tore Rudyard Kipling, Premio Nobel per la Letteratura nel 1907. La letteratura di
trincea e financo la filmografia dell’epoca esprimono tale inquietudine e necessi-
tà, ad esempio lo scrittore tedesco Walter Flex nei suoi libri sull’esperienza del
conflitto paragonò la guerra all’Ultima Cena. Cristo si rivela in guerra e dunque
la guerra medesima è una strategia attraverso la quale Cristo illumina il mondo.
La morte sacrificale dei migliori del nostro popolo è soltanto una replica della
Passione di Cristo e la Passione conduce alla Resurrezione. Nel suo “Weihnacht-
smarchen” (Racconto di Natale) che lesse ai soldati del suo reggimento di prima
linea alla vigilia del Natale del 1914, Walter Flex narra di una vedova di guerra che
per disperazione si annega insieme con il figlio. Ma i due sono resuscitati alla vita