Page 115 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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          2  Sessione - La memoria dei caduti                                   113



          da un incontro con gli spiriti dei soldati caduti. La resurrezione personale prefi-
          gura la più generale missione affidata ai Caduti: la redenzione della Nazione. Nel
          1926 Roland Dorgeles pubblica “Le reveil des morts” nel quale i morti risorgono
          e vengono a controllare se qualcosa nel mondo dei vivi è cambiato, se hanno
          presso coscienza della follia della guerra e se il loro sacrificio è servito a qualcosa.
          Scoprono che non è cambiato niente e il corteo dei cadaveri infuriati assedia
          Parigi quasi a reclamare vendetta, la catarsi assume la dimensione della presa di
          consapevolezza e nel romanzo l’elaborazione del lutto degli anni ‘20 si trasforma
          in un atto di condanna. Il regista francese Abel Gance nel suo splendido ed im-
          pressionante film sui Caduti che è “J’accuse”, immagina che i Caduti risorgano
          nei pressi di un villaggio della Francia, in una drammatica e potente scena, e si
          dirigano verso il villaggio, convertendo con la loro stessa vista gli abitanti ad una
          vita più giusta senza malvagità o eccessi. Lo scrittore francese Henri Barbusse,
          arruolatosi allo scoppio del conflitto, descrive l’orrore delle trincee “…che vita.
          Fango, terra, pioggia. Siamo zuppi, lerci, impastati. Lo sporco è ovunque, nelle
          tasche, nei fazzoletti, nel vestiario, nel mangiare. È un pensiero ossessionante, un
          incubo di terra e fango, e non hai nemmeno l’idea dell’aspetto bizzarro che mi
          ritrovo. Il mio fucile ha l’aria di essere stato scolpito nella creta.” “Che impressio-
          ne, piccola mia, davvero soltanto su un campo di battaglia come questo ci si può
          fare un’idea precisa dell’orrore di questi grandi massacri. Le trincee sono uno
          scompiglio, un caos di armi, granate, spolette, equipaggiamenti frammisti a cada-
          veri.” Da questo orrore lo scrittore trasse ispirazione per il suo libro “Il fuoco”
          “Le feu” che offriva un messaggio di speranza e si rivolgeva alla gente in lutto
          come anche ai soldati che avevano servito alla Patria. “Non si può ripristinare la
          vita” rifletteva Barbusse, “ma si possono evitare i morti nel futuro”, con la co-
          struzione di un mondo nuovo “la distruzione della follia militarista, ovunque e
          per sempre, l’uguaglianza dei cittadini, niente più caotici dispotismi”. Questo era
          il compito, evitare la calamità della guerra. E questo era il messaggio ineludibile
          che i Caduti della “grande carneficina” lanciavano al mondo. Tali espressioni
          dell’arte, tra cui il dramma dello scrittore austriaco Karl Kraus “Gli ultimi giorni
          dell’umanità” scritto tra il 1915 e il 1922, fanno spesso riferimento a scene dell’A-
          pocalisse, a richiamare un giudizio sulla civiltà nel suo insieme non solo sull’inca-
          pacità di qualche leader. Infatti, la partecipazione alla tragedia è corale, nessuno
          è escluso, in particolare vengono stigmatizzati i leader politici che hanno voluto
          la guerra, come nelle parole di Karl Kraus riportate nel dramma citato: “…e,
          morti, non risorgete dalle vostre fosse per chiamare quella genìa a rispondere, per comparir loro
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