Page 306 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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304 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
guerra, che la espose alla Camera immediatamente dopo l’annuncio della avve-
nuta firma della pace.
Venne proposto anche di incidere, sull’ampia superficie del sottoportico del
Vittoriano, i nomi di tutti i caduti che la guerra aveva preteso e questa era una
assoluta novità.
D’altro canto a partire dal 1915 tutti i 2 novembre l’ampio monumento si
riempiva dei familiari dei caduti che vedevano in quella grande architettura dedi-
cata al Padre della Patria il punto di riferimento nazionale per piangere i propri
congiunti eroicamente caduti per la Nazione.
La ricorrenza più drammatica fu quella del 1917 celebrata a ridosso delle
drammatiche vicende di Caporetto e ancor più dopo che l’Esercito era ripiegato
abbandonando una consistente porzione di suolo nazionale.
Per George Mosse l’idea tutta italica di incidere i nomi di tutti i caduti era una
vera novità perché sino ad allora gli unici nomi che si scolpivano erano quelli dei
condottieri, dei generali e non quelli dei modesti, ma eroici, gregari.
Di tutto quanto proposto rimase una sola certezza: il Vittoriano sarebbe stato
al centro delle celebrazioni.
Nonostante l’intendimento del Governo di rinviare tutte le celebrazioni al
1920 qualcosa, in quel 1919, venne fatta.
Secondo le cronache dell’epoca la prima a celebrare la conclusione del conflitto
fu la cittadina di Vittorio che ancora non aveva aggiunto il predicato “Veneto”.
In realtà la ricorrenza venne celebrata il 30 ottobre e non il 4 novembre e
questo perché la cittadina della pedemontana venne liberata il 30 ottobre 1918.
Il discorso ufficiale venne pronunciato da Luigi Luzzatti che era stato più
volte ministro e anche Presidente del Consiglio mentre il saluto del Governo fu
portato dal Ministro Nava.
Alla manifestazione non vollero mancare i Presidenti del Consiglio che si
erano succeduti nell’arco del conflitto, ma non mancarono neanche i Sindaci di
Roma, Trento e Trieste mentre l’Esercito era rappresentato dai generali Diaz,
Caviglia, Badoglio, Grazioli e dall’Ammiraglio Thaon di Revel.
Non erano presenti truppe e dunque la cerimonia non ebbe quello spessore
che ci si sarebbe attesi e anche perché all’On. Orlando venne consentito di pren-
dere la parola ma in un teatro cittadino.
Tutto ciò mentre il Corriere della Sera dello stesso 30 ottobre auspicava che
la giornata del 30 ottobre e anniversario della battaglia di Vittorio Veneto fosse
dichiarata “festa nazionale”.