Page 301 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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4 Sessione - Il ricordo della vittoria 299
In Gran Bretagna e in Francia, contestualmente, prese avvio una stagione di
celebrazioni intimamente legate alla guerra da poco conclusa.
A un preesistente e collaudato cerimoniale si aggiunse un elemento nuovo: il
culto dei caduti.
Da Londra e da Parigi le immagini dei capi militari che, irrigiditi nel saluto,
rendevano omaggio a giganteschi cenotafi vuoti, ma che rappresentavano tutti i
caduti, fecero il giro del mondo.
Anche in Italia prese così forma la volontà di dare inizio alla costruzione di
una memoria storica condivisa, che fosse la risultante della dimensione del lutto
cui le guerre risorgimentali non ci avevano preparati perché limitate nelle dimen-
sioni, nel numero degli stati coinvolti, negli effetti e nelle perdite complessive.
L’ampiezza del sacrificio umano evidenziato dal primo conflitto mondiale
suggerì l’inserimento di rituali che esaltassero il ricordo dei caduti a conforto dei
sopravvissuti e dei familiari.
Bene ha scritto Patrizia Dogliani quando afferma che per fare in modo che la
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memoria storica avesse successo vennero adottati tre approcci diversi:
- uno sociale con l’istituzione di riti collettivi che risultassero edificanti;
- uno più educativo per consentire una visione etica della Nazione da
trasmettere alle successive generazioni;
- uno più psicologico tendente a credere e a far credere nell’esistenza di una
religione civile che portasse a ritenere il sacrificio come qualcosa di etica-
mente inevitabile e che sacralizzasse il rapporto fra il singolo e la Nazione.
Nell’Italia di oggi, libera e democratica, al termine Nazione e sue derivazioni
viene attribuito un significato negativo e questo ha portato a leggere le vicende
risorgimentali e della Grande Guerra in termini certamente distorti.
Eppure, nella formazione degli stati nazionali, queste fasi storiche hanno avu-
to una significativa influenza nascendo dalle ceneri di imperi multinazionali che
avevano superato, indenni, le rivoluzioni del 1789 e del 1848.
Una nazione moderna, degna di questo nome, per caratterizzarsi necessita di:
- una storia che si snodi con una certa continuità tra il presente e un
passato più o meno lontano;
- una serie di figure emergenti da far assurgere a prototipi delle virtù
nazionali;
2 Patrizia Dogliani: docente di Storia dell’Europa moderna all’Università di Bologna.