Page 298 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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296        Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




               L’intervento degli Stati Uniti d’America nel conflitto europeo controbilanciò
            abbondantemente l’uscita della Russia, vittima della Rivoluzione.
               Che  l’Italia  potesse  risultare  vittoriosa  al  termine  dello  scontro  con  l’Au-
            stria-Ungheria nonostante il concorso (molto limitato) degli Alleati non era cer-
            tamente scontato neanche dopo i successi ottenuti sul Piave nelle cosiddette
            “battaglia d’arresto” e “battaglia difensiva” quella, per intenderci, che D’Annun-
            zio chiamò “battaglia del Solstizio”.
               I più ottimisti si auguravano che una vittoria dell’Intesa avrebbe consentito,
            di riflesso, una vittoria delle armi italiane.
               Le motivazioni di questo cambio di tendenza possono essere ricercate nell’a-
            dozione di alcuni provvedimenti quali un cambio al vertice della conduzione del
            conflitto, un regime disciplinare meno oppressivo, una più incisiva campagna
            propagandistica, una maggiore attenzione alle necessità delle truppe e, soprattut-
            to, un cambio di strategia, passato da una costante offensiva alla totale difensiva.
               Non si dimentichi che la profonda penetrazione austro-ungarico-germanica
            allungò a dismisura il braccio logistico costringendoli anche ad un oneroso impie-
            go di forze sottratte al fronte per essere impiegate nella vigilanza delle retrovie.
               Caporetto, che aveva avuto come conseguenza un ripiegamento su una linea
            difensiva precedentemente individuata nel corso del fiume Piave, rappresentava,
            in senso figurato, quel pugno allo stomaco in grado di far riflettere più seriamente
            sulla possibilità che l’Austria-Ungheria potesse occupare l’intera Italia del nord.
               Il ripiegamento sulla linea del Piave, previsto e condotto con efficacia sotto
            la direzione del generale Cadorna, fu estremamente utile per ridurre la lunghezza
            complessiva del fronte con un significativo risparmio di forze.
               La difficile situazione delle truppe asburgiche in linea, accentuata da spinte
            autonomistiche, si trasmise alle popolazioni di Austria, Ungheria e delle altre
            componenti etniche minori.
               E queste difficoltà non potevano passare inosservate al Comando Supremo
            italiano che, vuoi per evitare che l’entrata in vigore di un armistizio (peraltro
            già chiesto da Vienna al Presidente degli Stati Uniti) congelasse la situazione sul
            campo di battaglia e vuoi perché il momento era ritenuto comunque favorevole
            (grazie anche alla forte pressione esercitata sulle unità nemiche non disgiunta
            dalla notizia delle defezioni dei combattenti ungheresi nell’ambito delle unità
            austriache) decise di riprendere l’azione offensiva.
               La battaglia, il cui inizio fu fissato dal nuovo capo di SM del Regio Esercito
            Armando Diaz ad un anno esatto dalle vicende di Caporetto, si sviluppò contro
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