Page 294 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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292        Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




            tando avanti, attraverso Rodolfo Lanciani, progetti alternativi il Vittoriano dove-
            va essere e alla fine rimase un progetto nazionale. La seconda: la selezione dei
            “valori base” attraverso cui celebrare la memoria del Sovrano. Questi valori furo-
            no: la libertà dei cittadini e l’unità della Patria. Entrambi appartenevano alla vena
            più limpida del Risorgimento, targato Savoia. Il Re in persona, dopo averli elabo-
            rati al momento di assumere la guida del Paese, li aveva posti in evidenza, nel suo
            discorso alla Camera del 27 novembre 1871. Depretis, Crispi e Correnti ne ave-
            vano fatto il punto centrale delle cerimonie funebri. Da questo momento, questi
            valori diventarono la base ideale del cantiere e lo sono ancora adesso basta guar-
            dare ai frontoni dei due propilei. Il 2 maggio 1881 l’esercito francese sbarcò in
            Tunisia assumendone il controllo. Per l’Italia che già dai tempi di Cavour nutriva
            ambizioni coloniali e che fra l’altro aveva nel mirino proprio la Tunisia si trattò
            di un colpo molto duro. I giornali italiani di allora, coniarono l’espressione lo
            schiaffo di Tunisi, per descrivere l’atto di forza francese, aldilà del colpo il tradi-
            mento della Francia il silenzio dell’Inghilterra aggravarono la percezione dell’iso-
            lamento del Paese. La risposta fu l’alleanza stabilita nel maggio di un anno dopo
            con gli imperi centrali, un’alleanza che almeno temporaneamente segnò la parola
            fine a un’intera fase del Risorgimento, dominata appunto dall’odio verso il nemi-
            co austriaco e che contestualmente segnò anche l’ingresso a pieno titolo dell’Ita-
            lia, nello scacchiere coloniale. Nel luglio dello stesso 1882 il governo italiano
            acquisì anche ufficialmente il possedimento di Assab, da quel momento avrebbe
            avuto inizio la penetrazione italiana in Eritrea. Tutto questo trova precisi riscon-
            tri nel Vittoriano, che era e rimane un’opera d’arte certo, ma che incarnò e tutto-
            ra incarna precisi significati e valori politici. Ne seguì innanzitutto l’abrogazione
            del primo concorso da cui era risultato vincitore proprio un francese Paul Henri
            Nénot e in conseguenza di ciò, fu emanato un nuovo bando in larga misura dif-
            ferente dal precedente. Questo nuovo bando figlio anche della sicurezza e della
            maturità politica di Agostino Depretis abbandonò i tentennamenti del passato.
            Esso pose il futuro monumento al centro della scena urbana, sul fianco nord del
            Campidoglio e fissò anche il tipo architettonico che doveva essere una quinta
            scenica a colonne, con al centro il monumento del Re, allineata lungo lasse retti-
            lineo di via del Corso. Importante come hanno dimostrato recenti ricerche fu
            l’uomo di fiducia scelto da Agostino Depretis nella commissione reale del Vitto-
            riano: Camillo Boito. Boito architetto e professore presso l’Accademia di Brera e
            il politecnico di Milano si rivelò fondamentale per difendere e porre a riparo le
            scelte di Depretis, dinanzi al partito degli archeologi, guidato da Rodolfo Lancia-
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