Page 293 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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          esserlo sotto Umberto I come dimostrano i fatti del luglio 1900. Depretis e Cri-
          spi, in sostanza temevano che la fine del re potesse coincidere con la fine del
          progetto risorgimentale e si mossero di conseguenza consigliati da Cesare Cor-
          renti patriota uomo di Stato e anche grande esperto di cerimoniale storico. De-
          pretis e Crispi elaborarono in modo molto particolare il lutto collettivo della
          Nazione per la perdita del suo primo Re, facendo leva su un’idea di monarchia
          tutto sommato molto tradizionale, un’idea che affondava le proprie radici nel
          medioevo. I padri della Patria, tecnicamente inventarono una tradizione, per im-
          piegare un noto paradigma storiografico di Eric Hobsbawm. La prima idea del
          Vittoriano risente di questo sistema di valori. Il futuro monumento avrebbe do-
          vuto materializzare a Roma l’avvenuta unità tra il sovrano e l’Italia. Da quel mo-
          mento, negare l’uno avrebbe significato negare anche l’altra. La strategia di De-
          pretis  e  Crispi  si  rivelò  vincente  a  livello  politico.  Il  passaggio  di  potere  da
          Vittorio Emanuele suo figlio Umberto godette di una generale accettazione, fat-
          ti salvi gli antichi avversari. Quel che colpì fu soprattutto il consenso popolare
          che seguì la notizia della morte del Re, la cui camera ardente allestita presso il
          palazzo del Quirinale fu seguita da un corteo funebre. I funerali sono ricordati in
          un celebre passo di Edmondo De Amicis in Cuore: “addio mio buon Re”. Quel
          che forse più conta furono le decine di migliaia di attestati di cordoglio, la stampa
          e la moltiplicazione delle sue immagini, i comitati nati per erigere monumenti in
          su onore, dalle Alpi alla Sicilia. Ovunque, a qualsiasi livello, si registrò un profon-
          do precoce per certi versi straordinario, attaccamento dell’Italia alla figura del suo
          primo Re. In questo clima di successo, di nuova sicurezza per le sorti della Na-
          zione, si andò gradualmente evolvendo il progetto e l’idea di erigere un monu-
          mento in onore del defunto monarca. Sono gli anni che corrono tra la primavera
          del 1878, periodo a cui risale la prima legge sul Vittoriano ai primi anni ’80, ov-
          vero al primo concorso per il Vittoriano. Si suole spesso dire che si trattò di una
          fase contrassegnata da grande incertezza, persino ondeggiamenti. In parte è vero
          che in questa fase durata circa quattro anni non si era ancora affatto sicuri del
          luogo dove il monumento doveva sorgere e neppure del “tipo architettonico” da
          costruire. I risultati del primo concorso sono in tal senso eloquenti. Questi ed
          altri atteggiamenti vanno d’accordo con l’alternarsi alla guida del Paese dei due
          grandi leader della sinistra storica di quel periodo Depretis e Benedetto Cairoli.
          D’altro canto alcune cose andarono fissandosi proprio allora proprio in quei
          quattro anni. La prima: la virtuale esclusione del progetto del Comune di Roma,
          che pure cercò in ogni modo di appropriarsi della memoria pubblica del Re. Por-
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