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esserlo sotto Umberto I come dimostrano i fatti del luglio 1900. Depretis e Cri-
spi, in sostanza temevano che la fine del re potesse coincidere con la fine del
progetto risorgimentale e si mossero di conseguenza consigliati da Cesare Cor-
renti patriota uomo di Stato e anche grande esperto di cerimoniale storico. De-
pretis e Crispi elaborarono in modo molto particolare il lutto collettivo della
Nazione per la perdita del suo primo Re, facendo leva su un’idea di monarchia
tutto sommato molto tradizionale, un’idea che affondava le proprie radici nel
medioevo. I padri della Patria, tecnicamente inventarono una tradizione, per im-
piegare un noto paradigma storiografico di Eric Hobsbawm. La prima idea del
Vittoriano risente di questo sistema di valori. Il futuro monumento avrebbe do-
vuto materializzare a Roma l’avvenuta unità tra il sovrano e l’Italia. Da quel mo-
mento, negare l’uno avrebbe significato negare anche l’altra. La strategia di De-
pretis e Crispi si rivelò vincente a livello politico. Il passaggio di potere da
Vittorio Emanuele suo figlio Umberto godette di una generale accettazione, fat-
ti salvi gli antichi avversari. Quel che colpì fu soprattutto il consenso popolare
che seguì la notizia della morte del Re, la cui camera ardente allestita presso il
palazzo del Quirinale fu seguita da un corteo funebre. I funerali sono ricordati in
un celebre passo di Edmondo De Amicis in Cuore: “addio mio buon Re”. Quel
che forse più conta furono le decine di migliaia di attestati di cordoglio, la stampa
e la moltiplicazione delle sue immagini, i comitati nati per erigere monumenti in
su onore, dalle Alpi alla Sicilia. Ovunque, a qualsiasi livello, si registrò un profon-
do precoce per certi versi straordinario, attaccamento dell’Italia alla figura del suo
primo Re. In questo clima di successo, di nuova sicurezza per le sorti della Na-
zione, si andò gradualmente evolvendo il progetto e l’idea di erigere un monu-
mento in onore del defunto monarca. Sono gli anni che corrono tra la primavera
del 1878, periodo a cui risale la prima legge sul Vittoriano ai primi anni ’80, ov-
vero al primo concorso per il Vittoriano. Si suole spesso dire che si trattò di una
fase contrassegnata da grande incertezza, persino ondeggiamenti. In parte è vero
che in questa fase durata circa quattro anni non si era ancora affatto sicuri del
luogo dove il monumento doveva sorgere e neppure del “tipo architettonico” da
costruire. I risultati del primo concorso sono in tal senso eloquenti. Questi ed
altri atteggiamenti vanno d’accordo con l’alternarsi alla guida del Paese dei due
grandi leader della sinistra storica di quel periodo Depretis e Benedetto Cairoli.
D’altro canto alcune cose andarono fissandosi proprio allora proprio in quei
quattro anni. La prima: la virtuale esclusione del progetto del Comune di Roma,
che pure cercò in ogni modo di appropriarsi della memoria pubblica del Re. Por-