Page 142 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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132                  PRODI.EMI  STORICI  E FATIORI  EVOLlTfNI  COLLEGATI  AI.  POTERE  MARITTIMO

            anche utilizzando una metodologia nota all'Istituto di Guerra Marittima come "stra-
             tegico-induttiva",  che  noi  impieghiamo  con  qualche  successo  nell'analisi  della
            strategia  marittima  della  Marine  militari  dei  nostri giorni.  Il  metodo  consiste so-
             lamente  nell'esaminare  uno  strumento  navale  in  aderenza  ad  alcuni  "modelli"
            prototipici e cercare di capire perché un certo Stato si è costruito una certa Marina.
                 Questo mio intervento, rigorosamente limitato a lS minuti, può essere quin-
            di considerato solo un esercizio metodologico e non pretende di dire certamente
            cose nuove,  ma  solo esaminare.i  "modelli"  delle  Marine  italiane  dalla  restaura-
            zione  al  1848  e  cercare  di  individuare  dal  modello  le  idee  politico-strategiche
            che lo  hanno prodotto.
                 Delle cinque Marine  "italiane" che vengono a solcare i mari dopo il  Congresso
            di Vienna,  solamente quelle sarda,  borbonica e  "l'Imperlale e Regia  Veneta Mm'/.nct'
            possono considerarsi veri  stnllnenti  navali,  in  quanto  le due Marine  pontificia  e  to-
            scana,  pur di  antiche  e  nobili  tradizioni,  sono  nel  periodo considerato  poco più  di
            modeste guardie costiere legate alla vigilanza di  polizia  della costa più  per il  mante-
            nimento di  una sorveglianza doganale che per una volontà di  "mostrar bandiera".
                 Il  modello di  riferimento,  che come ho detto è  in  uso nell'analisi strategica
            odierna,  è  visto  attraverso  l'insieme  di  tre  categorie  d'indagine  distinte,  ma  so-
            vrapposte:  il  tipo  e  numero delle  unità,  la  quantità  e  la  qualità  del  personale e
            l'organizzazione  di  comando e  controllo,  ci  consente di  dire che le  tre  Marine,
            pur in  modo  differenziato,  cercavano  di  ritagliarsi  un  certo  "potere  navale"  le-
            gato a quattro cardini strategici interessanti.
                 lO - "rispondere alla minaccia", vale a dire essere pronti ad interventi di pOlVer
            projectloJ1. ashore contro gli  Stati  barbareschi,  allora  rappresentanti  una  reale  mi-
            naccia  per le  coste ed i traffici  italiani,  allo  scopo di  far  rispettare  i trattati  ed eli-
            minare  la  pirateria.  A mio· giudizio  quest'ultima  minaccia  poteva  essere  affrontata
            con uno stnllnento più  idoneo al  sea-collfrol, ma avrebbe richiesto  probabilmente
            più  mezzi (tì'egate  e corvette) ed un maggior numero di  personale di  alta  qualità.
                 2 0   - "mostrar bandiera",  vale  a dire  esercitare soprattutto  in  pedodi di  crisi
            una discreta,  ma  reale presenza navale non solo in Mediterraneo,  ma anche negli
            oceani  per assicurare  un indispensabile sostegno alla  politica  estera  dei  tre  Stati,
            la cui  credibilità internazionale era  uscita fortemente  provata dall'occupazione na-
            poleonica della  Penisola.  Si  tratta  della  tipica  politica  navale  delle  piccole/medie
            potenze ancor oggi spesso utilizzata  come affermazione internazionale.
                 3 0   - sostenere  il  proprio  commercio,  la  propria  immigrazione  e  la  propria
            Marina  Mercantile".  Questo compito legato  certamente agli  altri,  era  tipico  ed ob-
            bligato per i tre Stati  che si  affacciavano  pur se timidamente ad una certa "rivolu-
             zione industriale" e conunerciale. L'esempio della costmzione a spese dei commercianti
            genovesi di una fregata  sarda può essere di sostegno a questa tesi.
                 4 0   - "svolgere il  molo di  constabukay forcè'  in  modo da evitare l'ingresso e
             la fuoriuscita di "portatori di idee rivoluzionarie" minanti la stabilità interna di Stati
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