Page 223 - Missioni Militari Italiane all’estero in tempo di pace (1946-1989) - Atti 27-28 novembre 2001
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LA CROCI! XOSSA  MJUTA~E ITAUANA  IN  CO.l!U TIIIRANTE  LA  G\ro\RA (19$1-19';4)   211


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       funzione della Corea del Nord e per le medesime rngioni  .. .! sudisti non combRt-
       tono  per  le  stesse  r;1gioni  per cui  non combattevano qui  da  noi  i  papalini,  i
       borbonici o i soldati del granduca di Toscana non appena mancasse loro il braccio
       secolare dell'Austria o della Francia, perché sono una polizia e non un esercito ... •.
          Pill o meno della stessa resi si mosuò. a nome del partito comunista italiano,
       Palmiro Togli:mi  che  ribadl  la  tesi  della  leginlmitil  dell'azione  della  Cor~::a  del
       Nord deprecando la posizione del governo italiano, vinima. secondo lui. del suo
       anticomunismo viscerale:  'Le decisioni americane hanno posto Il problema con
       tutta  chiarezza. Si  trana  di  una  dichiarazione di guerra  al  movimento di  libera-
       zione dei popoli  di quella parte del mondo ... •• Solo il tempo trascorso da allora
       può  mettere in luce quanto queste dichiarazioni cervellotiche, da pane socialista
       come  da qudla comunista, fossero  irreali ed inconsistemi ma il loro impano fu
       nmevo le ed esse mobilitarono non poco l'opinione pubblica  italiana.
          Presso le Nazioni Unite, La  discussione deUa vicenda coreana era scata invece
       impostata, fin  dall'inizio, su  di una  re-.lltà  opposta con la  condanna  della  Corea
       del Nord per la sua aggressione nei confromi della Corea del Sud e con la richiesta
       di una generale as.~i~tenza allo Stato aggredito. la risoluzione del 25 giugno 1950
       non si prt!Slava ad equivod. stabilendo Le respons:Jbilità dei nord-coreani ed invi-
       tando immediatamente •rulli gli Stati membri a dare ogni possibile aiuto alle Nazioni
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       Unit•e"  In guerra,  in  applicazione della suddetta  risoluzione <>. Appari\'3  chiaro
       che  l'Italia  non  essendo  membro dell'Organizzazione poteva  ritenersi  estranea
       alla  vicend~ e  non raccogliere  la  sostanza  della  risoluzione:  invece il governo
       italiano fece sua la preoccupazione dell'ONU e ben illustrò quesra posizione Carlo
       Sforz.1 ltllorqu:mdo affermò, 1"11  luglio alla Camer<~., che l'appdlo non pot.eva  non
       suscitare l'adesione dell'Italia dichiarando: "L'It3lia non fa  parte deii'ONU, e tunj
       ne conosciamo le ragioni; ma  per il suo passato idc<~le, essa  fa  pane, vorrt!i quasi
       dire. a titolo  di eterni!~. di ognj conceno umano che riunisca  le libere nazioni  a
       difesa della pace e della sicurezza. Per questa ragione il governo iraliano ha espresso
       il suo plauso ed ba  formulato il suo augurio perché la decisione presa dal  Consi-
       glio di Sicurezza  valga  a  ristabilire la pace. L 1talia deve essere  prudente, e sarà
       am:.i  prudentissima. D'altronde noi non siamo nell'GNU. benché possediamo tutti
       i requisiti per esservi. Ma vi è  prudenza e prudenza: vi è  la  prudenza di chi sente
       che si  può identificare con  la  causa  della giustizia,  e  la  prudenza  dello struzzo,
       che  nasconde la  testa  nella sabbia.  L'Italia e gli italiani non  hanno che da guada-
       gnare nella stima del mondo per l.a dichiarazione d1e abbiamo deciso di fare ... • m,
       Sforza  andò anche oltre  la  questione coreana  per invesJire  l'imero e  genemle
       problema  delle aggressioni  delle quali anche  11talia  poteva  diventare  vittima:
       " ... Le  ragioni che ci hanno spinto a fare la dichiarnlone di slmp:uica soUdariet.'l:
       Primo:  perché l'Italia, sicura come è  nei limiti posti dal  Patto Atlantico,  poteva,
       senza assumere nuovi impegni,  esprimere il suo avviso a favore di un'azione di
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