Page 23 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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LE  FORZE  ARMATE  E  LA  NAZIONE  ITALIANA                              7

         ed  innovatore che le  molte ricerche che daranno luogo ad un impegno triennale
         confermano  dando  agli  incontri  di  studio  quel  valore  e  quella  rinnovata  fre-
         schezza che sono stati finora il  più prezioso patrimonio dei molti volumi che pun-
         tualmente hanno concluso le  nostre riunioni.
              E tutto ciò nella continuità, o meglio nella continua innovazione che nuove
         sensibilità e nuovi approcci ci  consentono di avere:  rileggere con estremo rispet-
         to tutto quello che è stato scritto finora,  apportare nuovi elementi, nuove tema-
         tiche  che  soli  possono  conferire a  questa  'storia  d'Italia'  che  si  sta  scrivendo  la
         nobiltà delle conclusioni ed il valore delle innovazioni. Evidentemente è stato dif-
         ficile  per questo primo incontro ritrovare nel mondo scientifico italiano, univer-
         sitario e non, quegli autori in grado di dare a questo nostro impegno un concreto
         apporto. Lungi dalle strettoie delle scelte politiche contingenti, ma forti delle con-
         clusioni raggiunte, questa pattuglia di  volenterosi si  è accinta a questa prima fati-
         ca nazional-patriottica con ardore e lo ha fatto con quella umiltà che è il patrimonio
         vero degli studiosi che non accettano tesi preconcette, né rivoluzioni auspicate. Si
         tratta di  uno sforzo di  rilettura e di  riconferma al  quale,  come i successivi dovrà
         arridere l'onere della fatica,  ma anche la gioia  di  avere bene operato rispettando
         i tempi,  i luoghi e gli  uomini che con impegno hanno dato a  questa 'prima' Ita-
         lia i suoi caratteri fondanti e spesso benemeriti.
              Prima di  ogni altra considerazione va  detto che il processo di unificazione e
         di  organizzazione  dello  Stato  italiano,  nato  dal  travaglio  risorgimentale  sembra
         frutto  di  una minoranza  attiva  che  vede  in  quel  futuro  nazionale  le  chiavi  della
         propria prosperità a venire. Senza scomodare in citazioni astiose, autori che si so-
         no soffermati  su  queste  considerazioni  sociali  si  può oggi  tranquillamente  affer-
         mare che l'unità quale la pensavano un Cavour o un sovrano piemontese, pareva
         ben lontana  dalle  sofferte esigenze  di  vita  della  maggioranza  del  futuro  'popolo
         italiano'.  Non fa  quindi meraviglia costatare che proprio in  base  a queste  consi-
         derazioni il  processo unitario non fosse  in  realtà avvertito come supremo cimen-
         to dalla maggioranza del popolo al  quale era destinato ed in  nome del  quale una
         parte della  borghesia  aveva  preso il  potere.  È ben noto infatti  che  dopo l'esten-
         sione automatica all'intera Italia dello Statuto al berti no del  1848, concepito in un
         certo momento storico  e  per  una certa destinazione  geografica,  la  divaricazione
         si  sia  effettuata non tanto  tra Nord e Sud bensì  tra  strati  superiori e strati  bassi
         della popolazione.  Le  elezioni del gennaio-febbraio 1861 confermarono in pieno
         la natura oligarchica e censitaria dell'unico organo elettivo, la  Camera dei  depu-
         tati, e quindi ribadirono la profonda separazione tra gli abbienti borghesi, una mi-
         noranza, e gli altri,  il  popolo. Sarebbe infatti assurdo volere soffermare la  nostra
         attenzione su  questa  vicenda  della  Camera dei  deputati  essendo questa  non solo
         elitaria,  ma  ampiamente  non  rappresentativa  dell'intero  ventaglio  dell'opinione
         pubblica dell'Italia in costruzione. I dati numerici e le percentuali che si  possono
         consultare a questo  riguardo sono altamente significativi.
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