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Le operazioni navali nella campagna del 1859
C.V. Francesco Loriga
a spedizione navale franco-sarda del 1859 in Adriatico non è molto nota
L nelle storie risorgimentali. Ciò a causa del fatto che essa non portò ad
azioni eclatanti né, tanto meno, a combattimenti contro l’opposta fazione;
l’obiettivo della spedizione, infatti, era la liberazione di Venezia dal dominio
austriaco da effettuarsi con il concorso delle truppe terrestri, obiettivo che non
fu conseguito in quanto l’operazione venne bruscamente troncata dall’armi-
stizio concluso a Villafranca l’11 luglio 1859.
L’intera operazione, peraltro, condotta proprio alla vigilia di quella che sa-
rebbe stata poi l’Unità Nazionale, evidenziò da un lato una consistenza della
flotta sarda alquanto ridotta, ma dall’altro uno stato di efficienza decisamente
buono, grazie alla cura in essa riposta dall’allora Capo della Marina Sarda, il
Vice Ammiraglio Conte Francesco Serra, uomo definito «assennato, onestis-
simo, atto quanto mai a preparare l’armamento delle navi ed a fare cammi-
nare in pieno accordo i differenti servigi navali».
Nel 1859 la flotta sarda, peraltro reduce dalla spedizione in Crimea effet-
tuata tre anni prima, era costituita da 4 fregate miste a vela ed a vapore, di
cui due a ruote e due ad elica, 5 fregate a vela, 2 trasporti a vapore, 2 corvette
miste a vela ed a vapore, 4 brigantini a vela ed altre unità minori, per un totale
complessivo di 24 unità da guerra armate con complessivi 380 cannoni. Il
personale assommava a circa 2.000 uomini, 1.300 del Corpo Reale Equipaggi
(ovvero i marinai propriamente detti) e 700 del Battaglione Real Navi (ovvero
i Fanti da Sbarco). Essa era deficitaria di oltre 3.000 unità, in particolare nel
settore degli Ufficiali Subalterni; tale deficit, peraltro, poco prima dell’inizio
delle operazioni militari, nella primavera del 1859, fu ripianato per oltre la
metà con un espresso provvedimento del Conte di Cavour, che allora ricopri-
va anche la carica di Ministro della Marina del Regno di Sardegna.
Il quadro generale della situazione marittima nel Mediterraneo, in quel
lontano 1859, al di fuori delle marine degli stati della penisola (peraltro poco
significative a parte, forse, quella borbonica, che però era decisamente locale)
vedeva la Marina inglese in una posizione predominante: essa vi manteneva
infatti un totale di 36 navi, in gran parte a vapore, divise tra la base perma-
nente di Malta e quelle abituali di Corfù e di Napoli, a tutela di quella “Pax
Britannica” tradizionale obiettivo dei governi di Sua Maestà nella regione.