Page 314 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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               E dopo aver parlato di ‘libero consenso’ alla secessione da ottenersi da
            parte  delle  popolazioni  interessate,  esaltava  questo  consenso che  avrebbe
            aperto ad esse  “altri destini” in modo che “i francesi li accogliessero come
            fratelli”. La parte più sostanziosa della cessione consisteva quindi nel futuro
            della politica estera del futuro regno d’Italia, quale assicurazione contro ogni
            rischio di isolamento. Naturalmente, secondo il sovrano piemontese, queste
            due cessioni avrebbero portato ‘sicuramente’ ad una più intima e duratura
            alleanza tra i due Stati. E questi argomenti furono ripetuti l’indomani 2 aprile,
            in un discorso alla Camera Subalpina, nel quale il re evocò nuovamente i temi
            fondamentali  della  questione ribadendo  la sua posizione  di consenso alle
            richieste  di  Napoleone  III, in  quanto  la  nuova  situazione  apriva  alla  Casa
            Savoia un avvenire italiano allargato all’intera penisola che non era solo frut-
            to  di  intese  con  Parigi  che  andavano  rispettate,  ma  garanzia  per  il  futuro
            ‘nazionale’ italiano. Il discorso del sovrano evocava la riconoscenza per
            quanto era avvenuto:

               “Di tanto bene andiamo debitori ad un Alleato magnanimo, alla prodezza
            de’suoi e dei nostri soldati, alla perseverante concordia dei popoli, e ne ren-
            diamo merito a Dio; ché senza aiuto sovrumano non si compiono imprese
            memorabili alle presenti ed alle future generazioni.
               Per riconoscenza alla Francia, pel bene d’Italia, per assodare la unione
            delle due nazioni che hanno comunanza di origini, di principi e di destini,
            abbisognando alcun  sacrificio, ho fatto  quello  che costava di più al mio
            cuore...Ho stipulato un trattato sulla riunione della Savoia e del circondario
            di Nizza alla Francia...”.

               Al di là delle parole di occasione che ribadivano un’alleanza di guerra che
            stenterà a sopravvivere in pace, Vittorio Emanuele II si illudeva che l’alto
            prezzo pagato alla Francia potesse iscriversi negli aspetti positivi di una futu-
            ra politica europea nella quale il governo di  Torino si sarebbe trovato ad
            operare sostenuto da quello di Parigi. La storia successiva ha provato l’errore
            del sovrano che, pur assecondando le richieste dell’imperatore, non riuscì ad
            ottenere da Parigi quella solidarietà che tali sacrifici parevano rendere sicuri.
            Il calcolo politico del re, e che Cavour condivideva, venne assai bene eviden-
            ziato  da un ottimo  osservatore  politico  francese  che  scrisse, poco dopo:
            “Cavour acconsentì a pagare il servizio (reso dalla Francia nella guerra) in
            natura, cioè in belle e buone province che appartenevano da tempo immemo-
            rabile alla monarchia sarda, poiché non voleva essere costretto a pagarlo più
            caro ancora, con una dipendenza troppo assoluta ed un vassallaggio troppo
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