Page 334 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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            Sicilie e quella Sarda si erano dotate di alcune moderne unità a vapore. La
            Marina greca e quella Ottomana potevano considerasi solo delle forze costie-
            re interessate a proteggere i porti ed i traffici dei loro pur vasti territori.
               Per mantenere una costante capacità di sea control i Britannici schierava-
            no una forza navale importante, la ben nota Mediterranean Fleet, con base
            principale al centro del teatro operativo marittimo alla Valletta nell’isola di
            Malta, agli ordini di un vice admiral dipendente direttamente quale “coman-
            dante in capo” di area (naval Station) dall’Ammiragliato  di Londra con
            ampia autonomia non solo navale, ma anche politica.
               Nei principali porti la Gran Bretagna aveva steso una funzionale rete di
            consolati, che con le loro attività informative garantivano al Comandante in
            Capo una conoscenza delle varie situazioni locali piuttosto approfondita e
            costantemente  aggiornata mediante l’uso del telegrafo e di comunicazioni
            con le molte unità stazionarie nelle zone di maggior interesse.
               Nel 1860 la situazione complessiva della Marina di S.M. era, come in tutte
            le Marine del tempo, in costante evoluzione per i cambiamenti tecnici dovuti
            alla adozione del vapore quale mezzo di propulsione delle navi. Questa quasi
            rivoluzione  nel campo  dei mezzi  aveva  certamente  influito  nell’efficienza
            dello strumento navale britannico, soprattutto nella preparazione dei coman-
            danti e nell’addestramento degli equipaggi, ma il forte legame con la tradi-
            zione velica ed una certa lentezza nell’adottare con fiducia le nuove possibi-
            lità che la tecnologia metteva al servizio dei progettisti navali poteva ormai
            considerarsi in via di superamento. Le nuove costruzioni erano infatti tutte
            dotate di buoni apparati motori a vapore e molte unità originalmente proget-
            tate con la sola propulsione velica stavano imbarcando, con importanti lavori
            di trasformazione, caldaie  e macchine.  L’Ammiragliato  non aveva ancora
            preso una decisione  definitiva  su quale  tipo di propulsione a vapore dare
            maggior fiducia e quindi in inventario vi erano sia navi ad elica che navi a
            ruote, il che rappresentava ancora un elemento di mancata standardizzazione
            dei mezzi con qualche difficoltà nell’addestramento complessivo della Forza
            Navale. Comunque le unità britanniche erano per giudizio generale conside-
            rate molto efficienti sia per qualità degli equipaggi, formati tutti da volontari
            a lunga ferma, sia per l’abilità dei comandanti, diretti eredi della grande tra-
            dizione nelsoniana.
               Nel Febbraio 1858 era stato nominato Comandante in Capo della Flotta
            del  Mediterraneo il Viceammiraglio Arthur Fanshawe, di  sessantasei  anni,
            che aveva già servito a lungo in questo mare negli anni ’20 del secolo e che
            se pur non aveva alcuna esperienza di operazioni belliche era ben noto per le
            sue eccellenti capacità soprattutto quale pianificatore di nuove manovre tatti-
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