Page 43 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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L’aLba, La crisi e L’affermazione internazionaLe deLLa regia marina 43
di maggiori autonomie nazionali-
stiche. Tutto ciò portò, come con-
seguenza, che tale sistema, nono-
stante fosse manovrato e gestito
dalla Gran Bretagna, non desse i
frutti sperati. Si verificò, infatti,
un progressivo espandersi della
Prussia a scapito della Francia e il
suo imporsi quale potenza germa-
nica a scapito dell’Austria, la
Porto di Castellammare, 14 agosto 1860. la piro-
nascita dello stato Italiano e dello
fregata garibaldina Tükory (ex-borbonica Veloce),
stato greco e lo sviluppo di nuove con 150 garibaldini a bordo, attacca la nave
forme di rivincita o potere all’ester- ammiraglia borbonica Il Monarca (divenuto poi Re
no dell’Europa attraverso l’espan- Galantuomo, nave ‘ammiraglia della flotta italiana
col rango di vascello di 3a classe).
sione coloniale.
Riuscì, e in maniera solo parziale, a frenare l’espansionismo russo verso il
Medio Oriente determinato dallo sgretolamento dell’impero ottomano, ma
non poté impedire che in tutta Europa si modificasse il pensiero e apparissero
nuove idee legate alle rivoluzioni del 1848 e alla forte presa sul popolo di
concetti legati ai sentimenti nazionali. In pratica il sistema risultò essere un
sistema statico.
L’Unità d’Italia era venuta costruendosi sulla base di stretti accordi diplo-
matici in ambito europeo. Ciò era potuto accadere perché la tendenza politica
moderata e la guida di Cavour erano riuscite ad apparire più affidabili di una
“rivoluzione” di popolo voluta invece da Mazzini e dalla sinistra storica. Il
Piemonte riuscì a tessere, in particolare grazie a Cavour, una serie di azioni
diplomatiche che consentirono di unificare l’Italia in circa 11 anni. Vi erano
delle costanti da considerare agli inizi del processo di unificazione, costanti
che tendevano a unire anche politici di diversa estrazione e idea. È da ricor-
dare infatti che l’Austria dominava direttamente o indirettamente la penisola
italiana, essa quindi rappresentava l’avversario da battere e la “rivoluzione”
nazionale era vista di buon occhio a Parigi, Londra e Berlino e le nazioni
europee più progredite contribuirono in maniera più o meno decisa (non per
altruismo, ma per interesse) al raggiungimento dell’unità.
Tutto ciò, unitamente al mito dell’italianità fece sì che vi fosse la volontà
di formulare una politica che fin da subito si dimostrasse quella di una grande
potenza perché i dirigenti erano convinti che l’Italia fosse forte in se stessa e
che la spinta all’espansione fosse accettata dalle principali nazioni europee.