Page 71 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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Il contrIbuto all’unItà d’ItalIa delle GuardIe deI dazI IndIrettI,
               I FInanzIerI del reGno delle due SIcIlIe (1809-1862)                 71


                  La Sicilia era sottoposta ad un regime tributario diverso  ed autonomo,
               rispetto a quello “al di qua del faro”, come veniva definita la parte del Regno
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               in terraferma .
                  L’amministrazione dei Dazi indiretti venne introdotta nell’isola nel 1827,
               e di conseguenza, ai vigilanti degli appaltatori delle imposte, vennero affian-
               cate le Guardie dei Dazi Indiretti.
                  Alla fine del 1828 per la tutela delle imposte operavano 740 guardie arma-
               te, di cui 470 dell’Amministrazione dei dazi e 279 della “Regia”.
                  Lungo le coste siciliane incrociavano 29 imbarcazioni armate di cui 12
               della Marina Doganale e le rimanenti della “Regia” (denominate “leuti” e
               “ontri”)  per la repressione del  contrabbando  proveniente  in gran parte  da
               Malta e dalle coste settentrionali africane.
                  Infatti,  nella  prima  metà  dell’Ottocento  il  contrabbando  via  mare,  ed  a
               volte la pirateria fomentata dai Bey di Tunisi e di Tripoli, costituivano un
               lucroso affare nel quale erano coinvolti in Sicilia i maggiorenti locali e talvol-
               ta  alti  funzionari  dello  Stato.  In una relazione  di Pietro  Ulloa  al  sovrano
               veniva segnalato che il sindaco di Palermo ed il Procuratore del Re di Catania
                                                                                10
               erano i capi delle organizzazioni contrabbandiere delle rispettive città .
                  Dall’Amministrazione  dei Dazi Indiretti,  dipendeva  anche la “Marina
               Doganale” che nel territorio “al di qua del faro”, cioè nella parte continentale
               del Regno contava circa 100 unità, alcune delle quali armate di cannone. Le
               unità avevano varie denominazioni: palanghesara (equipaggio di 11 uomini),
               paranza armata (12), scorridoja (11), castaudella (7), ontro grande (10), ontro
               piccolo (5), gozzo (6).
                  Sia la Guardia dei Dazi Indiretti, sia le unità della Marina Doganale, in
               caso di necessità potevano richiedere il supporto di unità dell’Esercito (i fuci-
               lieri reali eredi dei fucilieri di montagna) o della Marina da guerra.
                  Le varie “Regie” erano autorizzate ad assumere guardie armate di terra e
               di mare, che avevano gli stessi poteri delle guardie dei Dazi Indiretti, con le
               quali in teoria avrebbero dovuto collaborare; invece, la convivenza delle due
               organizzazioni risultò problematica e difficile.
                  Specie in Sicilia, la “Regia” prese ben presto il sopravvento sull’Ammini-
               strazione statale, operando di iniziativa senza neppure informare i dirigenti
               dei Dazi Indiretti e finendo per interferire pesantemente sul funzionamento
               degli uffici doganali.




               9   Il faro preso quale punto di riferimento era quello all’imbarco del porto di Messina.
               10   G. Oliva, I Corpi di finanza del Regno delle due Sicilie, cit., pag. 79.
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