Page 62 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
P. 62
62 L’ItaLIa 1945-1955, La rIcostruzIone deL Paese e Le Forze armate
munista (si veda Berlino nel ’53), in nome della necessità primaria, rappresentata
dall’esigenza di unire le forze contro il nemico, perché la logica è senza possibili
deviazioni in un conflitto di questo genere.
Un aspetto che mi preme sottolineare della Guerra Fredda (che di solito noi
europei tendiamo non a considerarne le implicazioni) riguarda il conflitto, non
troppo latente, fra americani ed europei occidentali intorno alle colonie europee,
perché se è vero che era necessario organizzare da parte americana un blocco
occidentale, ovvero un bastione di difesa contro una possibile invasione sovietica
dell’Europa che avrebbe messo in crisi il sistema economico americano, è evi-
dente che quei paesi europei, compresi Belgio, Olanda e Portogallo, che avevano
alla fine della Seconda Guerra Mondiale sotto di sè ancora vastissimi territori,
dovevano compattarsi dietro la bandiera americana e raggrupparsi in un comples-
so economico, militare e politico a guida americana per fronteggiare il pericolo
comunista e sovietico. Non era semplicemente infatti un problema di confronto
americano e sovietico, ma era un raffronto che riguardava i sistemi politici; il
comunismo era non solo ideologia dell’Unione Sovietica, ma di tanti altri uomini
(molti in Europa, in Asia, in Africa) considerati agenti di potenza del principale
nemico.
Olandesi e belgi cercarono di resistere ai tentativi di forza americani, ma poi vi
fu una confluenza fra elementi nazionalisti anti-coloniali e comunisti.
Noi europei ricordiamo l’epoca della guerra Fredda come stagione di pace, ma
non dimentichiamo ad esempio che in quel periodo due milioni di persone moriro-
no nella guerra di Corea, altre centinaia di migliaia persero la vita in Vietnam.
Si voleva evitare, in una logica di contrapposizione est e ovest, in ambito oc-
cidentale, una manipolazione da parte di forze ideologicamente comuniste, affini
all’impero sovietico, in chiave di lotta anti-coloniale e quindi di lotta anti-Europa
occidentale se non anti-americana.
Non dimentichiamo che gli americani nel 1945 lasciano, almeno formalmente,
le Filippine, e questo fu un segno di quello che secondo gli americani era segnale
di un obiettivo principale: non mantenere una colonia, ma unire le forze contro il
dominio sovietico.
È interessante notare in una logica di allargamento di “una visione del mondo
a tutto il mondo”, quella che, negli anni della guerra Fredda, fu la visione di un
grande Presidente americano, il Gen. Eisenhower, il quale, sviluppando la dottrina
Truman, negli anni Cinquanta, organizza gli Stati Uniti di America in una visione
che da una parte mantiene la contrapposizione totale al nemico ma dall’altra ri-
fugge dall’idea di una guerra totale, cioè una guerra combattuta con le armi della
deterrenza e che diventi una guerra totale.
Intanto Eisenhower temeva che si potesse immaginare che un conflitto nucleare
risolvesse la partita. Ciò non fu chiaro nemmeno nella sua amministrazione, quin-
di organizzò un seminario in cui mise insieme a tre squadre che rappresentavano