Page 47 - Le Operazioni Interforze e Multinazionali nella Storia Militare - ACTA Tomo I
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          Le Forze Armate strumento della politica internazionale
             Uno dei maestri della storia militare, invero della storia tout court, l’inglese Sir Mi-
          chael Howard, scriveva cinquant’anni fa: «In verità non è facile comprendere come i
          rapporti internazionali potrebbero svolgersi e l’ordine internazionale essere mantenuto
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          in totale assenza del potere militare» . La diplomazia, scrive a sua volta Hans J. Mor-
          genthau, «dispone di tre strumenti: la persuasione, il compromesso e la minaccia dell’u-
          so della forza» . Lord Palmerston pronunciò nel 1844 alla Camera dei Comuni queste
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          parole: «L’influenza all’estero si mantiene solamente mettendo in opera uno o l’altro di
          due principii: speranza e paura [...] I paesi potenti devono essere indotti a temere che
          incontreranno l’opposizione dell’Inghilterra a qualunque atto ingiusto o verso noi stessi
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          o verso coloro che a noi sono legati da vincoli di amicizia» .
             Le Forze Armate servono a combattere le guerre, ma anche come strumento di pres-
          sione per evitarne lo scoppio, attraverso la dissuasione, la deterrenza o l’uso minimo
          della forza. Riguardo al primo compito, combattere le guerre, gli strateghi seguaci del
          «metodo realista», enfatizzano l’importanza del progresso tecnologico e sottovalutano i
          fattori storici ed etico-politici, ricercando la silver bullet che offra la «soluzione finale»
          delle guerre. Tuttavia la superiorità tecnologica non può essere risolutiva nelle guerre
          irregolari (Vietnam, Iraq, Afghanistan). «Il potere aereo può devastare, punire e distrug-
          gere, ma non può dominare, mantenere e controllare aree terrestri o di superficie. Può
          ritardare, molestare e intralciare le comunicazioni di superficie, ma non può tagliarle
          completamente agendo da solo» , come si resero conto gli americani riguardo al “sentie-
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          ro di Ho Chi Minh” durante la guerra del Vietnam. Inoltre «non esistono soluzioni mili-
          tari ad un conflitto etnico o ad una guerra civile. La forza può solo creare i presupposti
          che rendano possibile una soluzione politica. Può poi fare talune cose, ma non altre. Può
          ad esempio separare due etnie [...] ma non può obbligarle a vivere insieme» . Un tempo
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          le guerre miravano solo a sconfiggere l’avversario e il vincitore non si preoccupava della
          gestione politica e della ricostruzione del Paese vinto. Nelle ultime guerre «gli obiettivi
          politici da perseguire – cambio di regime, risoluzione dei conflitti, stabilizzazione, de-
          mocratizzazione, pacificazione, ecc. – non sono conseguibili con una vittoria militare» .
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             Passando al secondo compito delle Forze Armate, strumento di pressione al servizio
          della politica estera, si è dibattuta la questione se il potere aereo abbia sostituito il potere
          marittimo come sostegno privilegiato della diplomazia. La Marina è sempre stata tra-
          dizionalmente considerata la Forza Armata più “diplomatica”, quella maggiormente in
          grado di essere strumento flessibile della politica estera; non a caso è nata l’espressione


          6    M. Howard, Military Power and International Order, in International Affairs, luglio 1964, p. 405.
             Naturalmente «ordine internazionale» non è necessariamente sinonimo di «giustizia internaziona-
             le».
          7    H. J. Morgenthau, Politica tra le nazioni: la lotta per il potere e la pace, Bologna 1997, p. 506.
          8    Cit. in A. Briggs, L’età del progresso. L’Inghilterra fra il 1783 e il 1867, Bologna 1987, p. 405.
          9    H. W. Baldwin, Strategy for Tomorrow, New York 1970. p. 36.
          10  C. Jean, Alleanza Atlantica. Gestione delle crisi e dei conflitti, in Rivista Militare, 1995, n. 3, pp. 37-43.
          11  Id., Nuove Forze armate per nuovi interventi militari, in M. de Leonardis-G. Pastori (a cura di),
             Le nuove sfide per la forza militare e la diplomazia: il ruolo della NATO, Bologna 2007, p. 70.
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