Page 45 - Le Operazioni Interforze e Multinazionali nella Storia Militare - ACTA Tomo I
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Introduzione alla tavola rotonda iniziale
Prof. Massimo de LEOnARDIS 1
olte delle espressioni utilizzate oggi nel linguaggio strategico-militare descrivo-
M no situazioni che sono sempre esistite nella storia delle guerre. È il caso delle
joint and combined operations (operazioni interforze e multinazionali), delle asymme-
tric wars, delle coalitions of the willing. In realtà oggi la guerra stessa non è quasi mai
più chiamata con il suo vero nome; si preferisce parlare di operazioni di pace, di inter-
venti militari, di ingerenze umanitarie, e così via.
La maggior parte delle guerre della storia sono state combattute da una o da entrambe
le parti da coalizioni. Nella sesta coalizione antinapoleonica (1812-14) si ebbero perfino
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corpi d’armata nazionali riuniti in armate multinazionali .
Eserciti, flotte navali e flotte aeree
Da sempre eserciti e marine hanno collaborato. Nella maggior parte dei casi le flotte
si limitavano a trasportare gli eserciti, ma non mancano esempi di strategie o azioni
coordinate tra le due Forze Armate. Ad esempio nella seconda guerra persiana (480-479
a. C.) le operazioni dell’esercito greco furono coordinate con quelle della flotta; l’eroica
sconfitta terrestre a Maratona fu riscattata dalla vittoria navale di Salamina, premessa
utile alle successive vittorie terrestri greche a Platea e Micale, dove i marinai, sbarcati
dalle navi, combatterono a fianco degli opliti.
Anche gli imperi eminentemente terrestri, ad un certo stadio di sviluppo, si dotarono
di capacità marittime per compiere un salto di qualità che consentisse di accrescere la
loro potenza, di fronteggiare il nemico e ampliare le loro conquiste. Durante la prima
guerra punica, Roma costruì la
sua prima grande flotta, fondamentale per la vittoria; i cartaginesi attuarono opera-
zioni coordinate tra esercito e marina. Nell’ultimo decennio del XX secolo l’Imperatore
tedesco Guglielmo II volle costruire una grande marina; l’Ammiraglio von Tirpitz, che
ne fu l’artefice, previde giustamente che se la marina imperiale tedesca fosse stata abba-
stanza forte da provocare la Gran Bretagna, ma non da sfidarla con successo, tale scelta
si sarebbe rivelata un tragico errore. L’Unione Sovietica non si accontentò di raggiunge-
re la parità missilistica con gli Stati Uniti, ma, sotto l’impulso dell’Ammiraglio Sergey
Gorshkov, comandante dal 1956 al 1985 della Marina sovietica, mirò anche a ridurre la
superiorità navale degli Stati Uniti, nella consapevolezza che senza una forte componen-
te navale l’URSS non poteva essere una vera superpotenza e che, come egli ripeté più
1 Professore ordinario di Storia delle relazioni e delle istituzioni internazionali nell’Università Cattolica del
Sacro Cuore in Milano. Vice Presidente della International Commission of Military History.
2 Karl von Clausewitz, che a tale campagna prese parte come ufficiale dell’Esercito russo, ne tratta in Della
guerra, Milano 1970, libro VIII, pp. 853-54.