Page 96 - Le Operazioni Interforze e Multinazionali nella Storia Militare - ACTA Tomo I
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           seminari , apparsi con una lucida e puntuale introduzione di Elio Lodolini .
              Se si esaminano i contenuti dei tre seminari in una prospettiva comparata, emergono
           alcuni punti di particolare rilievo. Innanzitutto, il particolare rapporto che lega gli archi-
           vi conservati dagli uffici storici militari alle altre componenti del patrimonio storico che
           essi custodiscono. Si tratta di un legame “costitutivo” in senso proprio, dal momento
           che ai suoi esordi l’acquisizione di documenti da parte degli uffici storici avvenne in
           un’ottica di tipo “museale”. A questa considerazione del documento come cimelio si af-
           fiancavano da un lato le disposizioni relative al versamento della documentazione di tipo
           “ministeriale” agli archivi di Stato, dall’altro le disposizioni interne all’organizzazione
           militare che destinavano alla distruzione (per ragioni evidentemente legate alla sicurez-
           za) praticamente tutta la documentazione militare in senso stretto. Solo sporadicamente,
           e in connessione con la memoria della Grande Guerra e col successivo incremento degli
           studi di storia militare, si ebbero dei tentativi di recupero sistematico. Si spiegano age-
           volmente, a partire da questi dati di fatto, sia l’estrema frammentarietà del patrimonio
           archivistico militare recuperato fino alla metà del Novecento, sia la carenza di profes-
           sionalità archivistica nell’opera di ricerca e conservazione della documentazione, già
           lamentata nel 1928 da Eugenio Casanova .
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              Questa situazione muta radicalmente alla fine degli anni Sessanta del XX secolo: tutti
           gli interventi (e lo stesso titolo scelto per il secondo seminario) sono concordi nell’indi-
           viduare il momento di svolta nel Primo convegno di storia militare, che ebbe luogo nel
           1969, e fu preceduto nel 1967 dalla costituzione, da parte del Ministero della Difesa,
           di un Gruppo di lavoro interforze per il coordinamento dell’attività degli uffici storici;
           questo Gruppo di lavoro fu particolarmente attivo nel proporre una riforma delle di-
           sposizioni in materia di versamento, selezione e conservazione della documentazione
           di interesse storico. In tale circostanza si iniziò anche ad affrontare il problema della
           mancanza presso gli uffici storici di personale con adeguata formazione archivistica: la
           soluzione pratica attuata consistette nel facilitare i rapporti e le collaborazioni da parte
           del personale degli archivi di Stato. Successivamente, mentre allo sporadico inserimento
           di personale archivistico non ha mai fatto riscontro una revisione adeguata degli orga-
           nici, si è fatto sistematico ricorso alla collaborazione esterna di archivisti professionisti,
           spesso accompagnata da una volontaria richiesta di formazione specifica da parte di
           quadri già inseriti nell’organico militare. La presenza e l’opera assidua di un personale
           professionalmente preparato ha fatto sentire in maniera ancor più acuta la necessità di
           regolare il flusso della documentazione d’archivio e i criteri di selezione e di conser-
           vazione permanente del materiale considerato di interesse storico. Un problema oggi
           seriamente dibattuto nel mondi degli archivi militari, ma per il quale non è stata ancora
           raggiunta una soluzione soddisfacente.
              Un’altra questione sempre aperta riguarda l’effettiva consultabilità della documenta-
           zione militare conservata presso gli archivi degli uffici storici. In termini normativi, la
           questione è chiara, o per meglio dire lo è nella stessa misura in cui lo è la consultabilità

           2   Elio Lodolini, L’ingresso dell’archivistica negli archivi storici militari, in Archivistica militare, cit., pp.
              9-48.
           3   Citata da Lodolini, ivi, p. 9.
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