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156 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
Con il nuovo secolo la vita produttiva fu presa da nuovo dinamismo, il prodot-
to interno lordo quasi raddoppiò rispetto al 1861, anche se rapportata alla crescita
della popolazione avvenuta in questo arco di tempo l’aumento fu di quasi il 50%.
La causa principale dell’espansione fu un primo significativo avvio dell’industria-
lizzazione in alcune aree del Nord del paese, mentre anche l’agricoltura conosce-
va un momento di rapido rinnovamento.
Ad essere più precisi si può dividere il periodo 1896-1913 in due parti: la prima
di significativa crescita che si protrasse fino al 1907, anno nel quale si dovette far
fronte ad una crisi economica di non secondaria importanza. Il periodo successivo
fino al 1913 segnò una ripresa che però si infranse nel drammatico evento bellico.
La crescita del settore secondario, che ha fatto parlare alcuni autori di take-off
dell’industria italiana, si venne in realtà concentrare in un ambito molto circoscrit-
to del territorio nazionale, quello interno al triangolo Genova-Torino-Milano. Si
trattò però di un cambiamento nelle attività di trasformazione molto significativo
perché accanto alla manifattura tradizionale, qui presente da molto tempo, si af-
facciarono all’orizzonte anche nuove esperienze produttive. Si andò dall’industria
pesante nei settori siderurgici e meccanici oltre che a quelli chimici, all’industria
leggera nel tessile cotoniero e laniero, con imprese di dimensioni medie affiancate
da un indotto di piccole unità tendenzialmente crescente. Non mancò neppure la
presenza di imprese impegnate nella trasformazione dei prodotti agricoli. Il censi-
mento del 1911 fornisce una chiara dimostrazione di tutto ciò: dei più di 2 milioni
di individui impiegati nel settore secondario, 660.000 operavano nella lavorazione
dei prodotti agricoli, dall’agro-alimentare al cuoio, al legno, 650.000 nel compar-
to tessile, quasi 400.000 nelle industrie siderurgica metallurgica meccanica e più
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di 100.000 nell’ambito della chimica . Naturalmente la prevalenza del settore
agricolo rimaneva intatta e si sarebbero dovuti attendere gli anni del secondo do-
poguerra per vedere una complessiva trasformazione dell’Italia in senso industria-
le. Se rimaneva nel nostro paese una forte minorità nell’approvvigionamento di
materie prime e di produzione di energia, qualcosa era cambiato.
Nel primo caso, come si vedrà tra breve, si assistette ad un mutamento molto
significativo nella bilancia dei pagamenti, cambiamento che permise una dotazio-
ne di risorse valutarie adeguata per l’acquisto di materie prime all’estero senza
detrimento della lira, nel secondo si poté contare sull’apporto di una nuova fonte
energetica. L’Italia continuava ad essere povera di carbone e petrolio, ma si risco-
priva ben dotata di mezzi atti a produrre il “carbon bianco”. Il riferimento, com’è
10 I dati di sintesi sono ripresi dai contributi presenti in S. Zaninelli (a cura di), l’ottocento econo-
mico italiano, Bologna, Monduzzi, 1993 ed in particolare da quello, molto ampio e documen-
tato, di Claudio Besana (La prima industrializzazione della penisola tra arretratezze e squilibri
(1896-1914), pp. 469-614). La bibliografia in appendice al saggio è ancora, ad oggi, una delle
più ricche in merito,

