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194 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
gioranza parlamentare, contro l’opinione delle maggiori correnti politiche e delle
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masse popolari”. “ Nel coartare il sentimento prevalente nel paese gli interessi
economici e finanziari ebbero un peso. La maggioranza degli storici non li ritiene
decisivi rispetto ai fattori di politica interna ed estera, sociali, militari, ideali della
partecipazione al conflitto. Da soli, non sarebbero bastati. Si dividono gli storici,
fra chi li considera trascurabili e chi, più fondatamente, li considera rilevanti, ri-
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spetto alle stesse determinanti non economiche che provocarono l’intervento”.
In realtà il conflitto sottopose l’economia italiana a fortissime sollecitazioni, come
accennato, comportando un cambiamento nelle istituzioni.
Conclusioni: l’eredità della guerra
L’apparato di produzione italiano, finita la guerra, si ritrovò con una spiccata
specializzazione e un sovradimensionamento dell’industria pesante a fini militari
assolutamente spropositato rispetto alle dimensioni economiche e politiche dell’I-
talia. Soprattutto la dimensione economica perché la domanda interna di beni so-
stituibili a quelli militari era minima all’interno di un contesto inflattivo così alto
da essere secondo solo a quello tedesco.
La guerra aveva “contribuito” a cambiare il sistema economico e ad evidenzia-
re la necessità di istituzioni più nuove.
Come scrive Douglass North, le istituzioni “sono le regole del gioco in una
società o, più formalmente, sono i limiti progettati dagli esseri umani per delineare
le interazioni umane”; esse definiscono i diritti di proprietà e pertanto il saggio di
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profitto dell’attività inventiva e imprenditoriale .
Lo Stato è in grado di creare le regole che definiscono il contesto dell’azione,
redistribuire le risorse destinate a fornire servizi vari, spesso all’interno di un pia-
no preordinato mirante deliberatamente a favorire l’aumento della produzione di
ricchezza.
Quella dell’industrializzazione rappresentò la principale opportunità di inve-
stimento del XIX secolo. Quei paesi che oggi sono ricchi sono quelli che si sono
industrializzati con successo durante quel periodo critico.
L’Italia, quindi era cambiata: la produzione industriale era esplosa essenzial-
mente nel triangolo industriale, retrovia immediata del fronte di guerra; quest’ul-
32 A. Gibelli, La grande Guerra degli italiani, 1915-1918, Sansoni, Milano 1998, p. 11.
33 P. Ciocca, op. cit., p. 170. Si veda a questo riguardo Candeloro, Storia dell’Italia, vol. 8, pp. 115-
116; G. Procacci, Appunti in tema di crisi dello Stato liberale e di origini del fascismo, in Studi
Storici, 1965, p. 229; G. Rochat, G. Massobrio, Breve storia dell’esercito italiano dal 1861 al
1943, Einaudi, Torino, 1978.
34 D.C. North, Institutions, Institutional Change and Economic Performance, Cambridge
University Press, New York 1990 (ed. Ital. 1994 il Mulino) p. 3.

