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192 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
Fonte: F.A. Reapaci, La finanza pubblica italiana nel secolo 1861-1960,
in Giornale degli economisti. Annali di economia, 1962, pp. 508-520;
www.Bancaditalia.it per il debito pubblico e G. Vecchi, In ricchezza e in povertà.
Il benessere degli italiani dall’Unità a oggi, il Mulino, Bologna 2011, per i dati del Pil.
I consumi pubblici passarono da 4 miliardi del 1913 (a prezzi 1938) agli oltre
31 milardi del 1917, per scendere a 27 nel 1918, mentre i consumi privati conob-
bero negi stessi anni una brusca frenata. L’indice dei prezzi, fatto pari a 100 nel
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1913, giunse a 409 nel 1918 e a 591 nel 1920. L’attività e i profitti della grande
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industria crebbero notevolmente: ad esempio, l’Ansaldo, dei fratelli Perrone,
prima della guerra contava 6 mila dipendenti che aumentarono fino a 110 mila
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alla fine della stessa; così, la Fiat passò dai 4 mila ai 40 mila dipendenti arrivan-
do a produrre, alla fine del conflitto mondiale, il 90% dei veicoli militari e l’80%
dei motori di aviazione. I profitti dell’industria siderurgica, tra le industrie ritenute
strategiche per i paesi che volevano recuperare il gap economico nei confronti dei
paesi maggiormente sviluppati, crebbero dal 6 al 16%, quelli dell’industria chimi-
ca dall’8 al 15% e quelli della meccanica addirittura dall’8 al 30%.
Il capitale dell’Ansaldo aumentò da 30 a 500 milioni di lire e quello della Fiat
28 V. Castronovo, Storia economica d’Italia, dall’ottocento ai giorni nostri, Torino Einaudi, 1995,
p. 206.
29 V. Castronovo (a cura di), Storia dell’Ansaldo, vol. 1, Le origini. 1853 - 1882, Roma, Laterza,
1994.
30 G. Berta, Conflitto industriale e struttura d’impresa alla Fiat 1919-1979, Il Mulino, Bolo-
gna, 1998.

