Page 187 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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proprio come questo arco temporale sia ancora un argomento di ricerca ricco e
diversificato soprattutto per gli storici del pensiero economico e per quelli delle
istituzioni.
Una rilettura delle fonti già utilizzate unite ad altre rinvenute consentono di
tracciare un quadro sulle motivazioni economiche del conflitto, sulle conseguenze
economico-finanziarie dello stesso. Dunque, questo contributo, parte di un lavoro
più ampio, intende analizzare la situazione economica e finanziaria italiana in
rapporto anche alle performances degli altri Stati Europei e non, prima e imme-
diatamente dopo la fine della Grande Guerra e come questa abbia condizionato e
influito sulle istituzioni.
Linee di politica economica dell’Italia
Il dibattito storiografico sui fatti e sullo sviluppo nel tempo dell’economia ita-
liana è molto ampio e di recente è stato arricchito anche da nuove stime del reddito
e da una serie della produttività per tutto l’arco della storia d’Italia. Tra il 1861
ed il 1913 la crescita industriale italiana risulta caratterizzata piuttosto da una
notevole continuità strutturale; i mutamenti di rilievo del tasso di crescita erano
dovuti all’instabilità della domanda di beni di investimento che interagiva con una
offerta sempre elastica. Durante questo arco temporale la produzione industriale
complessiva (di cui quella manifatturiera dominava il totale) cresceva: le industrie
estrattive rivelarono significativi ordini di grandezza e all’interno del gruppo ma-
nifatturiero si riscontravano tassi di crescita molto diversi. I settori più dinamici
erano la metallurgia e la chimica seguiti dal settore cartario.
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Come ha evidenziato Stefano Fenoaltea , la crescita sostenuta degli investi-
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menti nel decennio depretiano e della bella epoque giolittiana si trasmise visibil-
mente agli altri settori: crescevano la produzione industriale di beni non durevoli,
i servizi, i salari reali, i consumi complessivi.
Il ciclo degli investimenti dell’economia complessiva era legato ai mercati fi-
nanziari internazionali: gli investimenti crescevano in Italia quando si riversavano
i capitali stranieri, si riducevano quando questi si ritiravano. La prima ondata di
tali investimenti fu favorita dalla stessa Unità nazionale: fu poi l’Italia stessa che,
con i suoi successi e i suoi insuccessi politici ed economici, creò e poi intaccò la
fiducia dei risparmiatori stranieri. Negli anni successivi il ciclo italiano fu parte di
un ciclo più ampio, mondiale, dovuto ai mutamenti della fiducia dei risparmiatori
del centro inglese in tutta la periferia finanziaria: fu un ciclo che l’Italia subì.
I movimenti ciclici dell’economia italiana, quindi, non sembravano dipendere
15 S. Fenoaltea, L’economia italiana dall’Unità alla Grande Guerra, Roma-Bari, Laterza, 2006.
16 Agostino De Pretis è stato Presidente del Consiglio, ha rivestito tra le altre la carica di ministro
degli interni e dei Lavori Pubblici e degli Esteri, dal 1876 al 1887.

