Page 183 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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III SeSSIone - l’ItalIa economIca                                   183



             della società e l’insegnamento sarà strutturato in maniera conforme alle strutture
             di questa società.
                In Italia l’attenzione all’istruzione e al progresso non fu assente nelle classi
             dirigenti. Tuttavia essa si esercitò in modo discontinuo e sussultorio, senza mai
             concepire il sapere come una ricchezza per la nazione. Spaccata fra studi classici
             e scientifici, l’istruzione italiana, non fece mai “sistema” col resto del Paese.
                A questo proposito è significativo che in Italia esistesse ancora nel primo de-
             cennio del XX secolo una distinzione fra gli studi scientifici e gli studi tecnici.
             Questi ultimi infatti erano appannaggio delle “Scuole di applicazione”, come an-
             cora oggi si chiama l’istituto di formazione dell’Esercito, distinte dalle università,
             e alle quali apparteneva pure la “Scuola di applicazione per ingegneria”, il futuro
             Politecnico. Per accedere a tali scuole, non tutte dipendenti da Ministero dell’I-
             struzione, non necessitava la licenza liceale ma solo quella ginnasiale, e la quali-
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             fica che esse rilasciavano non era pari alla laurea .
                La subalternità dello studio tecnico aveva come conseguenza e come causa
             l’idea che solo le scienze pure e speculative, insegnate nelle Università, servissero
             alla conoscenza del “vero”, cioè del funzionamento delle cose inscritto nell’ordine
             naturale. Alla tecnica sarebbe poi spettato di sfruttare i vantaggi di tale conoscen-
             za traendone le “applicazioni”, appunto, pratiche. Tale impostazione, che aveva
             principalmente il pregio di  nascondere la scarsezza dei mezzi messi a disposi-
             zione dell’istruzione tecnica, lasciava al singolo, come si è visto, il compito di
             raccordare teoria e pratica. Se ciò era possibile per la matematica, non lo era però
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             con la biologia, la farmacologia e la chimica .
                Come altre strutture del Paese –il sistema elettorale, quello industriale, quel-
             lo fiscale- anche l’istruzione italiana faticava insomma a tenere il passo con le
             esigenze di una Nazione proiettata nel tumultuoso progresso del XX secolo e ne-
             cessitava di una consistente riforma dei suoi ordinamenti. Una tale riforma venne
             effettivamente ipotizzata dallo stesso Giolitti nel 1913 come uno degli obbiettivi
             del Governo per il successivo quadriennio, ma era ormai alle porte il turbine della
             Guerra Mondiale.
                 Un efficace riordino dell’ordine degli studi italiano sarà poi effettivamente
             realizzato dai ministri dell’Educazione Gentile e Bottai sotto i governi Mussolini
             negli anni ‘20, ma in un contesto politico ed economico del tutto cambiato, che
             finirà per annullarne largamente i benefici precipitando il Paese in un secondo e
             più rovinoso conflitto.

             12  A. Carugo, F. Mondella, Lo sviluppo delle scienze e delle tecniche in Italia dalla metà del XIX
                 secolo alla Prima guerra Mondiale; in: AA. VV., Nuove questioni di storia del Risorgimento e
                 dell’Unità d’italia, p. 495.
             13  A. Carugo, F. Mondella, Lo sviluppo delle scienze e delle tecniche in Italia dalla metà del XIX
                 secolo alla Prima guerra Mondiale; in: AA. VV., Nuove questioni di storia del Risorgimento e
                 dell’Unità d’italia, p. 432.
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