Page 179 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             mente fuori mercato il ferro italiano, lavorato ad alti costi ed in piccole quantità.
             La trazione a vapore poi, metteva in condizione le economie straniere di traspor-
             tare a poca spesa i materiali lavorati ad enormi distanze, creando un mercato delle
             materie prime e dei prodotti che si autoalimentava mano a mano che le ferrovie
             solcavano il continente.
                Le sole industrie pesanti italiane che avessero una qualche vitalità erano co-
             strette a lavorare con materie prime, a cominciare dal carbone, acquistate all’este-
             ro a caro prezzo. Esse erano soprattutto l’Ansaldo di Genova, erede della grande
             tradizione italiana di costruzioni navali, e la Società Elvetica di Milano, produttri-
             ce di materiale ferroviario dalla quale nascerà nel 1886 la Breda.
                Il Governo italiano infatti puntò fin dall’indomani dell’Unità sulla costruzio-
             ne delle ferrovie, sia come fattore unificante della Penisola, sia come propulsore
             dello sviluppo di una moderna economia industriale. Gli investimenti prodotti in
             questo settore furono effettivamente enormi, specie se raffrontati alle capacità del
             Paese, e produssero effettivamente il risultato di incoraggiare, sia pure artificial-
             mente, la nascita di una industria meccanica e siderurgica nazionale, priva però
             di un retroterra economico vitale e soggetta alle importazioni estere di carbone e
             acciaio .
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                La volontà da parte del Governo di favorire questa nascente industria pesante,
             sulla quale si basava la credibilità anche militare dei paesi europei, aveva portato
             al varo di un imponente programma di costruzioni navali e all’introduzione delle
             tariffe protezionistiche del 1877 e del 1886, che gravarono di un 60% i prodotti
             stranieri. L’industria italiane ne ebbe un giovamento, ma la ritorsione doganale
             straniera colpì duramente l’agricoltura nazionale, aggravando gli effetti di una
             crisi generale del settore e causando la grande migrazione italiana fra i due secoli .
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                Che spazio poteva lasciare un simile quadro per la ricerca scientifica?

                Il progresso è per le nazioni meno dotate di risorse una fonte di opportunità.
             Così come il vapore ed il carbone avevano rivoluzionato la seconda parte del XIX
             secolo, l’alba del XX fu trasformata dall’avvento dell’elettricità, che sembrò met-
             tere in ombra anche l’olio vegetale combustibile, detto petrolio, fin lì adoperato
             per ‘illuminazione, e sembrò sparire dalla scena fino alla diffusione dei motori a
             scoppio di Daimler e Benz.
                L’elettricità, le cui applicazioni industriali erano già ampiamente dimostrate
             negli Stati Uniti da Nikola Tesla, il padre della corrente alternata, e dal Gramme
             in Francia, l’inventore del generatore a corrente industriale, trovò però in Italia un
             terreno straordinariamente fertile. Finalmente la ricerca scientifica e l’economia


             6   T. Kemp, L’industrializzazione in Europa nell’800. Bologna, Il Mulino, 1998, p. 208.
             7   R. Luraghi, Problemi economici dell’Italia unita (1860-1918), in: AA. VV., Nuove questioni di
                 storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia, p. 396.
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