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176 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
Ma quale era la condizione dell’Italia scientifica alla vigilia di una guerra che
oltre agli eserciti avrebbe opposto anche i laboratori e le accademie dell’Europa?
Quali rapporti legavano le strutture, ancora incerte, dell’economia industriale e
della ricerca scientifica italiane con la sua potenza militare?
L’Italia scientifica del 1914 era nel mezzo di un lungo percorso iniziato un
cinquantennio prima, con la proclamazione del regno d’Italia.
Il panorama dell’istruzione italiana all’indomani dell’Unità non poteva dirsi
incoraggiante. La prima metà dell’Ottocento era stato forse il periodo meno fe-
condo in Italia per il progresso scientifico italiano di ogni settore, e la distanza con
le nazioni più progredite del continente, soprattutto Francia e Gran Bretagna, era
cresciuta enormemente.
In larga parte ciò era dovuto alla antipatia degli stati di antico regime per la
circolazione delle idee e degli uomini, così come per l’istruzione di massa, tutti
fattori ritenuti, e non senza ragione, “concime per le rivoluzioni”.
L’Unità d’Italia segnò in parte un cambiamento in questo panorama immobili-
stico, almeno nei limiti consentiti dalle condizioni del Paese e dalle visioni della
nuova classe dirigente.
Il campo dove principalmente si esercitò il riformismo dei nuovi governi uni-
tari furono le scienze matematiche. Un gran numero di nuove cattedre furono isti-
tuite nelle Università, chiamandovi a insegnare giovani matematici, come Luigi
Cremona, Enrico Betti, Francesco Brioschi e Giuseppe Battaglini, tutti ferventi
patrioti e convinti sostenitori di una università che fosse la fucina dei talenti della
nuova nazione.
Stimolate da una straordinaria generazione di studiosi, le scienze matematiche
italiane fiorirono rapidamente, ponendo le premesse per molte delle scoperte nel
secolo successivo (basti citare gli studi di Ulisse Dini sulle funzioni derivate o
quello di Eugenio Beltrami, che applicando la geometria differenziale ai concetti
dello spazio fisico avrebbe precorso le teorie relativistiche) .
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È un fatto tuttavia che tale rivoluzione si arrestò ai confini della matematica
pura e speculativa, senza toccare, almeno per i primi decenni, i campi della mec-
canica, della chimica e della medicina, nei quali l’Europa dell’ultima parte del
XIX secolo compiva passi decisivi.
Ciò era dovuto al fatto che la matematica, sia geometrica che analitica, è as-
sai più slegata dalle condizioni socio-economiche di un Paese di quanto non lo
siano le “scienze applicate”. Un matematico può elaborare una teoria sui gruppi
numerici col solo ausilio del suo cervello di una penna e di una risma di carta. Un
fisico necessita di strumenti e di mezzi finanziari ben più consistenti, e la sua cre-
2 A. Carugo, F. Mondella, Lo sviluppo delle scienze e delle tecniche in Italia dalla metà del XIX
secolo alla Prima guerra Mondiale; in: AA. VV., Nuove questioni di storia del Risorgimento e
dell’Unità d’italia, Milano, Marzorati, 1961, pp. 432-433.

