Page 173 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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III SeSSIone - l’ItalIa economIca                                   173



             scita e la strutturazione e cercando di dotarlo di strumenti adeguati al superamento
             dei vincoli finanziari che gravavano sullo sviluppo industriale italiano.
                Per un protagonista degli anni prebellici che mantenne la sua posizione ai ver-
             tici del sistema, ve ne fu un altro che la perse rapidamente alla fine del conflitto:
             Pogliani fu travolto dal fallimento della BIS, e finì per doversi assumere da solo
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             responsabilità che erano state di un intero gruppo dirigente . La riconversione
             postbellica fu resa assai difficoltosa dai problemi finanziari e industriali di alcune
             imprese, e in particolare dell’Ansaldo, a cui la BIS era inestricabilmente legata.
             Le difficoltà del gruppo genovese travolsero la “banca italianissima”: fu il CSVI a
             farsi carico delle vicende bancarie che ne seguirono. Il Consorzio vide espandersi
             notevolmente la sua attività, e inoltre diede vita nel 1922 a una Sezione autonoma
             per far fronte a quelle esigenze di credito che oltrepassavano l’orizzonte del breve
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             termine che aveva contraddistinto fino ad allora le sue operazioni . Tale Sezione
             autonoma avrebbe poi avuto un suo specifico sviluppo, fino a far parte negli anni
             Trenta nel neonato Istituto Mobiliare Italiano (IMI).
                Dopo la guerra era invece destinato ad assumere un ruolo di grande rilievo
             Beneduce, che rimase alla guida dell’INA fino al 1919, quando per un breve pe-
             riodo si dedicò alla politica (fu deputato e ministro del Lavoro e della Previdenza).
             Sotto la sua guida, oltre ad estendere le sue attività ai rischi di guerra a alle poliz-
             ze collettive e speciali, l’INA ampliò il suo campo d’azione assumendo funzioni
             creditizie sia nel settore delle opere pubbliche, sia nell’edilizia popolare, sia nel
             credito personale, attraverso le “cessioni del quinto”. Il governo Mussolini, poco
             dopo l’assunzione del potere, cancellò il monopolio assicurativo che avrebbe do-
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             vuto essere attuato nel 1923: alla decisione concorsero ragioni politiche , ma va
             anche detto che la RAS e le Generali erano diventate nel frattempo compagnie
             italiane, e quindi le ragioni nazionaliste del monopolio stesso erano cadute. L’INA
             costituì comunque l’innesco finanziario e la fase formativa determinante per quel
             sistema di enti (non a caso ribattezzati “enti di Beneduce” ) che sarebbero stati
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             lo strumento indispensabile dell’intervento pubblico per lo sviluppo economico
             italiano, ben al di là degli anni fra le due guerre.




             24  Sul fallimento della BIS cfr. A.M. Falchero, La Banca Italiana di Sconto, cit., pp. 185-242; A.M.
                 Biscaini, P. Gnes, A. Roselli, Origini e sviluppi, cit., pp. 164-165; cfr. anche, per le implicazioni
                 politiche, viste da un antifascista, E. Rossi, padroni del vapore e fascismo, Laterza, Roma-Bari
                    6
                 1966 , pp. 116-127.
             25  A.M. Biscaini, P. Gnes, A. Roselli, Origini e sviluppi, cit., alle pp. 162-165.
             26  Cfr. E. Rossi, padroni del vapore e fascismo, cit., pp. 64-67.
             27  S. Cassese, Gli aspetti unitari degli statuti degli enti di Beneduce, in Alberto Beneduce e i pro-
                 blemi dell’economia italiana, cit. pp. 105-110; Cassese definisce questi enti come un “sistema
                 finanziario [pubblico] non dipendente dal Tesoro e, in qualche modo, autoalimentantesi” (p.
                 107).
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